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Cistercense
Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XXIV

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 29/04/2009

filippesi 2, 9

"Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome;"

Dopo la suprema umiliazione in cui il Figlio di Dio, uguale in gloria, dignità e potenza al Padre, ha accettato di diventare come un servo e come un condannato a morte, Dio l'ha sovra-esaltato. Questa parola unica nel NT ricorda il Sal 95, 9: “Tu Signore l'altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei”. É dunque una chiara affermazione della divinità di Gesù. Ma se Gesù è Dio e non può mai aver perso la Sua natura e gloria divina, come può Dio averlo esaltato? Mi sembra che qui Paolo pensa all'accensione (strettamente legata alla Risurrezione) in cui la natura umana, l'uomo Gesù, “fu elevato in alto sotto i loro occhi” (At 1, 9). Gli Atti continuano: “Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo” (At 1, 11). Questa esaltazione è dunque strettamente legata alla umiliazione. Eccesso d'umiliazione, eccesso di gloria.
Prendendo la nostra umanità, Gesù si è strettamente legato a noi e ha voluto condividere la Sua gloria eterna con noi, che ha reso suoi fratelli; ha così esaltato la nostra natura umana e ha preparato un posto perché potessimo essere anche noi dov'è Lui (Cfr. Gv 14, 3). Allora Paolo dice: “per grazia siete stati salvati con Lui. (Dio ricco di misericordia) ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù”.
Nel suo commento al salmo 8 la lettera agli Ebrei dice che “Gesù fu fatto poco inferiore agli angeli e ora lo vediamo coronato di gloria e d'onore a causa della morte che ha sofferto perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti” (Eb 2, 9).
La fedeltà e l'unione del Verbo, che si è fatto carne con la nostra povera natura ed esistenza di servi votati alla morte, sono totali.
Paolo parla dunque non solo della gloria di Cristo, come se fosse un premio personale per il Suo eroismo, una medaglia al valore, ma per mostrare l'efficacia della Sua opera di redenzione, tanto che ormai Gesù Cristo non è solo più Signore di tutto il creato, ma con la Sua umanità glorificata è Signore e giudice di tutta l'umanità, Signore e giudice naturalmente in vista della salvezza. In Lui vediamo il volto del Dio misericordioso, pieno di tenerezza e di pietà, che Mosè non ha potuto vedere.
Questo nome da una parte è il nome impronunciabile, misterioso, aldilà d'ogni concetto e d'ogni conoscenza, ma dall'altra è anche il nome che si è umiliato tanto da poter essere pronunciato: “Gesù”.
Cristo è il Signore e noi, con la nostra preghiera, continuiamo attraverso “la porta” che è Gesù a tenerci sulla soglia della gloria ineffabile e invisibile, sbirciando appena nelle meraviglie di comunione e d'amore, che ci sono riservate, rimanendo quasi cechi.
Ma è meglio rimanere sulla soglia della casa di Dio, come un mendicante, che abitare come un re al centro della casa degli empi (Cfr. Sal 83, 11).