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Lettera di S.Paolo ai Filippesi XXVI

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 02/05/2009

Filippesi 2, 10-11

"perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre."

Dopo aver parlato del Nome che è al di sopra di ogni altro nome, Paolo afferma l'adorazione universale di Cristo. La Persona umana, una con la Divina, avendo vissuto la Sua pasqua, riceve ora la gloria che spetta solo a Dio, una gloria universale. E questo sia nell'affermazione della fede: - ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore, - sia con la vita a l'attività, “ogni ginocchio si pieghi” che è simbolo d'adorazione dovuta solo a Dio. Non i soli credenti ricevono questo beneficio, ma esso è offerto a tutte le creature. Perfino il diavolo deve riconoscere la sovranità e la divinità di Cristo, Dio-uomo glorificato. Questo, che era forse all'origine della sua rivolta, è il segno della vittoria totale del Verbo uscito dal Padre per vincere e vincitore con la Sua morte e risurrezione.
La conclusione è che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre. La gloria di Dio Padre è l'uomo vivo che confessa la sua bontà nel dono del Figlio. E per noi dire: Gesù Cristo è Signore, o Signore Gesù Cristo, è dare gloria a Dio Padre, a Dio Trinità, che ha fatto tutto per noi e ci ha redenti mandando suo Figlio nella terra per salvarci.
Finché Gesù era nella Sua carne mortale mandava gli apostoli a chiamare il popolo d'Israele perché portasse a perfezione la sua fede, la fede d'Abramo, di Mosè, dei profeti, ascoltando e mettendo in pratica la Sua parola. Ma questo non era che una preparazione alla pienezza della Sua missione, che si manifesta pienamente con la Risurrezione. Allora dirà: Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Non solo il Verbo fattosi carne nel popolo d'Israele è morto e risorto, ma tutto il popolo con Lui è morto e con Lui è risorto a una vita nuova che chiama, accoglie e salva tutte le genti. Giovanni ha detto : Gesù doveva morire per la nazione, e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11, 52). Se Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza e se la conseguenza è che ogni lingua proclami che Gesù Cristo è Signore a gloria di Dio Padre, allora la nostra salvezza è riconoscere con un atto di fede e d'adorazione che Gesù è davvero il Kyrios, Signore uguale al Padre; riconoscerlo e adorarlo è ormai il vero culto che possiamo offrire al Dio unico in tre persone.
La Signoria di Gesù è la gloria del Padre: e questo lo capiamo bene - pur rimanendo nel mistero - se pensiamo a tutto il vangelo di Giovanni. “Tutto ciò che è mio è tuo eciò che è tuo è mio” (Gv 17, 10). “Io e il Padre siamo una cosa sola”. “Tu in me e io in te” (Gv 17, 21). “Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14, 10). Nell'atto di fede noi entriamo in questo mistero d'unità e di gloria.