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I monaci si prevengano nello stimarsi a vicenda. RB 72,4

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Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XXXII

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 16/05/2009

Filippesi 2,14-15.

"Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo,"

Col versetto 14 abbiamo alcune indicazioni che permettono di aderire pienamente al Cristo glorioso tanto da “splendere come astri nel mondo”.
Le due indicazioni sono: “fate tutto senza mormorazioni e senza critiche” Sono due termini molto importanti in tutta la Sacra Scrittura.
La mormorazione è una delle caratteristiche del popolo nel deserto e mostra la mancanza di fiducia: l’uomo preoccupato di sé che vuole tenere tutto in mano e stare in sicurezze mondane, mormora quando deve passare per una valle tenebrosa. Non fidandosi del Signore Buon Pastore con cui non si teme alcun male, mormora.
E’ certo che è meglio parlar chiaro che mormorare perché il mormorare fa male al cuore di chi mormora e lo rende malato: Pacomio nelle sue regole dice che chi mormora bisogna condurlo a parlare e se non smette di mormorare lo si porta in infermeria come un malato e lo si lascia lì senza far nulla finché non smette.
La Regola moltiplica le raccomandazioni sul non mormorare.
Certo ci può essere un motivo giusto per mormorare ed è per questo che occorre parlare e condurre, aiutare il fratello a giungere a questa chiarezza.
I Padri dicono che piuttosto che fare un lavoro mormorando è meglio non farlo, perché se siamo figli, e non schiavi, dobbiamo capire che il lavoro è per il nostro bene.
Anche la folla nel deserto dove Gesù ha tenuto discorso del Pane di vita mormora, perché non capendo non si fidava di Gesù.
Pietro invece parla chiaro: non dice che capiva tutto, ma che solo Gesù ha parole di vita eterna e che se anche non lo capiamo è necessario fidarsi.
RB sulla mormorazione è molto attenta: non parla solo del non mormorare, ma avverte che non bisogna dare occasione di mormorare e che talvolta la disciplina deve essere mitigata per non condurre i monaci a mormorare.
Però perfino davanti a un ordine impossibile da eseguire bisogna astenersi dal mormorare e porre la propria fiducia in Dio.
Paolo ai Corinzi dice: non mormorate come mormorarono alcuni degli israeliti e caddero vittime dello sterminatore.
Mormorare dunque conduce alla morte perché spinge a staccarsi dalla fonte della vita che è la fede.
L’altra parola è: critica, dubbio, esitazione, contestazione. Tutto ciò è contrario alla collaborazione e alla comunione.
In genere davanti a Dio è l’atteggiamento dell’empio, di chi non tiene conto del Signore de si erge contro di lui, che quindi è portato alla bestemmia.
Paolo raccomandando di non cadere in queste due tentazioni spinge i Filippesi a vivere una vita irreprensibile.
Questo è importante: avanzare nella fiducia lasciando il Signore pieno di umiltà, obbedienza e carità, condurci attraverso il deserto della vita e anche attraverso il deserto del mistero della fede, a una piena filiazione divina.
Irreprensibili e semplici: sono due termini negativi senza rimprovero e quindi integro, chiaro, diretto che potrebbe opporsi al mormoratore, e senza mistura, cioè semplice, puro, innocente, non corrotto che può opporsi al critico, empio, contestatore.