Logo Dominustecum

Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

fotogallery
Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XLVII

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 25/07/2009

Filippesi 4,2-3

"Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore. E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita."

La lettera qui ha una svolta molto pratica e concreta prima di ritornare agli ultimi consigli. E’ qualcosa d’importante: in una comunità anche fervente possono esserci delle spine di contrasto, divisioni, rivalità, gelosie, invidie, ecc. E questo è molto pericoloso, perché anche se sembrano cose senza importanza, possono essere fermento di corruzione di tutta la comunità.
Se Paolo si occupa delle tensioni esistenti fra due donne, questo mostra che la Chiesa di Filippi non era molto numerosa e che tutti si conoscevano ed erano al corrente di tutto.
Ma questo vuole dire anche che queste due donne, Evodia e Sintiche, avevano un ruolo di una certa importanza.
Perché c’era tensione fra di loro? Paolo non lo dice e non lo sappiamo da altre fonti, ma da quello che Paolo scrive possiamo vedere due cose: la prima è che questo contrasto era di una certa importanza, tanto che Paolo supplica l’una e l’altra ripetendo la parola “παρακαλῶ”, per l’una e per l’altra, di andare d’accordo, di avere gli stessi sentimenti, un cuor solo e un’anima sola , come deve vivere ogni comunità cristiana, e questo non deve essere per simpatia o calcolo, ma nel Signore. E’ lo sguardo unico verso il Signore e il suo Vangelo che crea unità nella comunità, perché nella mitezza e nell’umiltà di Gesù cadono le sorgenti di divisione che sono sempre egocentriche.
Queste due donne hanno molto aiutato l’Apostolo, avevano una certa importanza, un ruolo forte nella Chiesa e non bisogna credere che le donne nella Chiesa primitiva fossero tenute in secondo piano, pur non essendo considerate nel gruppo degli apostoli o degli anziani. Negli atti ugualmente si vede il loro ruolo importante.
E questo fa sì che la tensione fra le due non faccia sorridere gli uomini “ah, son cose di donne”, ma preoccupava tanto da esserne arrivato l’eco fino a Paolo in prigione.
Paolo chiede a Sizigo, un suo collaboratore, un amico fidato di cui non si sa molto, neanche se questo è il suo nome o solo il titolo di “compagno” (il nome significa che “porta il giogo insieme” e ricorda la parola di Gesù di portare il suo giogo che è leggero perché è mite e umile di cuore), di adoperarsi per la pace e l’armonia.
Questo gruppetto di donne e uomini (a cui Paolo aggiunge un certo Clemente) ha lottato strenuamente con Paolo per diffondere il Vangelo; è un peccato che tutto sia rovinato da una tensione antievangelica.
Eppure ogni comunità è tentata da questo fermento di corruzione e la vigilanza di ciascuno e l’aiuto dei compagni e fratelli che lavorano per la pace è fondamentale.
Gli altri si rendono meglio conto di quanto le cause delle tensioni sono ridicole, inconsistenti, assurde e possono aiutare ciascuno a prenderne coscienza.
E Paolo conclude con uno sguardo di luce e di speranza.
Tutti questi che hanno lavorato e lottato e che ancora lavorano per il Vangelo in Filippi hanno il loro nome scritto nei cieli. E Gesù ha detto: “rallegratevi… che i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lu 10,20). Questo sguardo fa cadere molte stupide tensioni nel nostro quotidiano.