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Cistercense
Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi LV

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 13/08/2009

Filippesi 4,19-23

Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.

A proposito di doni, Paolo non ha nulla da rendere: è prigioniero e, materialmente, può solo ricevere. Ma “il mio Dio”, lui ricolmerà i donatori per ripagarli della loro generosità.
Dio è colui che riceve in Paolo e colui che dona: è presente in chi dà e in chi riceve. E’ il misericordioso e il povero.
Il dono di Dio è personalizzato: secondo il bisogno di ciascuno. Non bisogna chiedere a Dio di vincere al superenalotto, o di avere preghiere infuocate, o tante altre cose piccole e grandi. Perché non ne abbiamo bisogno, ma nella nostra povertà, e secondo la povertà di ciascuno, a chi è generoso il Signore dà secondo il suo bisogno.
La vedova con i pochi spiccioli è stata guardata misericordiosamente da Gesù, ma anche i ricchi sono stati esauditi nella loro povertà: la figlia o lo schiavo malati guariti, o Cornelio con la fede e il battesimo.
Noi possiamo e dobbiamo chiedere con fiducia e umiltà, non per avere il superfluo, ma ciò che ci sembra necessario, ma con un atto di fede che sa che il Signore sa meglio di noi cosa davvero ci è necessario e ci darà della sua ricchezza ci è necessario e ci darà della sua ricchezza unendoci alla gloria di Gesù Cristo.
“Dio ricco di misericordia…… ci ha fatti rivivere con Cristo; per grazia siete stati salvati” (Ef 2,4…5) dice agli efesini. Questa è infatti la prima nostra necessità e per sua iniziativa e grazia Dio ci ha dato la salvezza.
Ma anche sul piano materiale possiamo chiedere, però con modestia. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” ci fa dire Gesù, non rendici ricchi, benestanti e opulenti.
Certo a noi non viene in testa di pregare così, ma facciamo attenzione ai nostri desideri forse non espressi, ma certo intrattenuti. La preghiera deve essere anche un momento in cui noi guardiamo lucidamente e purifichiamo tutto ciò che inquina il nostro cuore e lo allontana dal Vangelo.
Saremo colmati nella gloria di Gesù dice letteralmente, in genere interpretato: secondo la ricchezza di Gesù.
Ma poi rivolge la gloria per i secoli dei secoli al Padre.
C’è una gloria discendente che ci riveste e prende la forma della Provvidenza e della Salvezza; e la stessa gloria risale dal nostro cuore per glorificare, ringraziare e adorare il Padre di ogni bontà.
Gli ultimi due versetti sono i saluti: salutate tutti ed ognuno, vi salutano quelli che stanno con me.
Specialmente quelli che stanno nella casa di Cesare: che possono essere le persone più altolocate, ma anche i servi e gli schiavi del palazzo imperiale e della residenza dei legati dell’imperatore.
Questo ha fatto pensare che la lettera arrivasse da Roma, ma non è sicuro, perché casa di Cesare può essere dovunque.
Ha però il senso che c’erano piccole Chiese che si formavano qui e là, anche nei palazzi del potere. La Parola di Dio nel silenzio e nell’umiltà penetra i palazzi, come penetra i cuori, e vuole cambiarli dal di dentro e non imponendo un potere sopra un altro potere.
E la gloria del Signore Gesù Cristo sia col vostro spirito.
AMEN!