Logo Dominustecum

A Dio, non a sé, attribuire il bene di cui ci si riconosce capaci. RB 4,42

fotogallery
Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Omelia dell'Abate Generale dell'Ordine Cistercense

III domenica di Pasqua - 08/05/2011

III DOMENICA DI PASQUA (A) – MONASTERO DOMINUS TECUM DI PRA ‘D MILL – 8 MAGGIO 2011

Vangelo: Luca 24,13-35

“Resta con noi perchè si fa sera e il giorno è ormai al tramonto...” (Lc 24, 29)
Perchè i due discepoli di Emmaus insistono per trattenere, al calare della notte, il pellegrino misterioso che ha camminato con loro? Pensano a lui o a loro stessi? Pensano al suo bisogno di mangiare e riposarsi o ad un loro bisogno che non sanno definire?
Si capisce che ormai non c'è più veramente una distinzione fra il bene che desiderano per Lui e il bene che desiderano per se stessi. Intuiscono che nell'accogliere e servire Gesù c'è un loro bene misterioso, che non sanno definire, ma che il loro cuore segnala ardendo come un faro che indica un porto in mezzo ai flutti del mare.
Hanno camminato con lui per più di due ore. Gli hanno confessato tutti i dubbi, le tristezze e le angosce del loro cuore. Lo hanno ascoltato a lungo, in silenzio, citare e commentare la Bibbia come non avevano mai sentito. E adagio adagio la luce del giorno si affievoliva, e distinguevano sempre meno il volto ed il corpo di quel pellegrino, ma sempre più nitida si imponeva la voce, la parola.
E tutto questo attizzava in loro uno strano ardore interiore, una strana affezione per Lui, come un innamoramento. Se lo confessano dopo: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24, 32). Il cuore dell'uomo arde quando in esso si accende un'affezione, un amore. Il cuore arde come per unire a sé ciò che ama, ciò che desidera. Il fuoco della passione spesso arriva a distruggere ciò che ama. Ma dal roveto ardente del Sinai in poi, Dio ha rivelato all'uomo un fuoco che arde e non consuma, perchè arde del desiderio che chi si ama viva, sia, non muoia, rimanga con noi. Forse Gesù, “cominciando da Mosè” (Lc 24, 27) la spiegazione del suo mistero in tutte le Scritture, è proprio dal roveto ardente che ha cominciato, accendendo nel cuore dei discepoli la stessa fiamma che arde e non consuma, che brucia lasciando esistere: la fiamma dell'amore divino.
“Resta con noi, sii con noi, anche se tutto volge al tramonto, anche se tutto sparisce nella notte. Tu continua ad esserci, ad essere, e ad essere con noi, perchè senza di Te ci sentiamo come scivolare, sprofondare nella notte, nel buio, nel nulla”.
I discepoli di Emmaus hanno sentito che solo Cristo è, che tutto l'essere e la consistenza della vita, di tutto l'universo, dipendono da Lui, sono attaccati a Lui. Il loro cuore ha sentito nelle sue parole la Parola divina che tutto crea e che tutto mantiene nell'essere. E hanno sentito che questa Parola è una Parola di amore, che solo il cuore può percepire lasciandosi infiammare da essa.

Ed ecco che quando Colui che solo è e crea tutto ciò che esiste per amore resta con noi, sta con noi per donarci l'essere, la vita e la luce, ecco che la sua presenza e permanenza crea per noi, con noi e fra noi la comunione, uno stare assieme nuovo, un banchetto nuovo, la prima Eucaristia pasquale: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.” (Lc 24, 30).
È in questa comunione con Cristo e in Cristo che l'amore che non consuma permane e diventa cosciente e che lo scopriamo comune, un'esperienza del nostro cuore e del cuore dei nostri fratelli e sorelle: Non arde forse il nostro cuore quando Cristo è presente e ci parla?
Allora Gesù può sparire agli occhi, senza che i due pensino un istante di averlo perduto. Sparisce agli occhi che non lo vedevano per rimanere evidente ai cuori che condividono il Suo Amore, la Sua Presenza, la Sua Parola. Si sottrae agli occhi e alle mani che vorrebbero tenerlo, per rimanere nella comunione ecclesiale in cui non cessa di donarsi e manifestarsi nello spezzarsi per noi e per tutti della Sua Vita.

P. Mauro-Giuseppe Lepori
Abate Generale O. Cist.