Logo Dominustecum

I monaci si prevengano nello stimarsi a vicenda. RB 72,4

fotogallery
Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Ebrei 10,39 (7)

Omelie al capitolo della comunità per la Quaresima - 05/03/2012

 Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima. (Ebrei 10,39)

L’autore tira la conclusione dopo aver citato Abacuc con la frase che anche Paolo cita spesso: il giusto vivrà per la fede.
E qui fede è chiaramente qualcosa che ha una forte influenza sulla vita. Era tempo di persecuzione e vivere di fede voleva dire non tirarsi indietro, non cedere alle pressioni, non essere timidi e nascondersi al momento della prova. La conclusione, prima di dare i luminosi esempi dei santi dell’Antico Testamento, è che noi che vogliamo essere salvati, cioè vivere con Gesù nella sua gloria, non ci tiriamo indietro al momento della croce. Possiamo anche chiederci quale è la persecuzione che oggi ci può far tirare indietro. Non basta infatti essere monaci, aver scelto di rinunciare a tante cose, vivere nella costante preghiera. Tutto questo non è ancora persecuzione.
Certo, in questa vita c’è una lotta contro le tentazioni che in quaresima si fa più forte. Lotta contro l’addormentarsi dello zelo vivendo una vita di apparenza, ma profondamente falsa.  E da questa falsità si esce con fatica e più ci si lascia andare al compromesso più diventa difficile uscirne. L’anima o per lo meno la coscienza comincia a tacere e rischiamo di non accorgerci più che stiamo cedendo, che ci tiriamo indietro e che la fede si svuota e muore.
Questa è una delle grandi sfide alla nostra fede e certamente con questo il tentatore ci perseguita per farci cadere. Non voglio dire che chi ha fede è impeccabile, ma che trova la salvezza lottando ogni giorno contro il peccato, la mediocrità, la falsità della vita.
Ma c’è anche un altro tirarsi timidamente indietro ed è quello di non essere coerenti con la scelta fatta di separazione, di solitudine, di vita profetica, una vita “altra”.
Qui il tirarsi indietro è ritirarsi dal deserto per rientrare nella città e diventare inutile sia alla città perché non serviamo “politicamente”, sia alla Chiesa perché non siamo più profezia di un mondo altro.
Certo chi ci salva è la carità fraterna, quando è vissuta con generosità e non solo per quieto vivere. Altra persecuzione ci viene da noi stessi: da quanto il nostro io psichico, fisico e di ogni altro genere vuole accaparrarci per farci vivere in orbita intorno a noi stessi. È un persecutore ostinato e subdolo che ci fa molto soffrire, perché ha paura e morire è una parola molto vasta.
E a questi l’autore della lettera agli Ebrei dice: noi però non siamo uomini che cedono, che si tirano indietro timidamente, per la propria rovina - perché alla fine non si è vissuto per paura di morire -  ma uomini di fede per la salvezza delle nostre anime, cioè gente che vive della vita di Colui che è la Vita.