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Ebrei 11,1 (8)

Omelie al capitolo della comunità per la Quaresima - 07/03/2012

 La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. (Ebrei 11,1)

Cominciamo ora il capitolo 11, così bello, così importante, scritto certo per incoraggiare i cristiani, dopo aver presentato loro le esigenze della fede e della vita cristiana.
Non esigenze morali, verranno poi, ma esigenze di una testimonianza di vita talmente assoluta che può arrivare fino al martirio.
Il capitolo comincia con un’affermazione sulla fede che non è semplicissima da interpretare, perché i termini greci hanno delle possibilità di traduzioni svariate e anche il modo di ricevere le parole è dipeso dai contesti culturali e religiosi diversi.
Certo non entro nella discussione sulle traduzioni e come al solito mi lascio istruire e nutrire da tutte le possibilità. La nuova traduzione CEI non si discosta dalla precedente, cambiando solo “le cose” in “ciò”. E per forza di cose si schiera dalla parte di una delle possibili interpretazioni.
La fede è fondamento di ciò che si spera.
L’autore vuole portare i fedeli ad avere una fede salda e usa i grandi esempi dell’Antico Testamento per far comprendere come i nostri padri nella fede hanno rischiato tutto, forti di  una speranza incrollabile. Il legame fra fede e speranza è qui capitale.
Altre volte parlando di fede si mettono in luce altri aspetti: la relazione personale a Dio, il motore delle opere di bene, seguire Gesù fino alla croce, aderire alla Parola di Gesù e credere che è il Figlio di Dio.
Qui la fede è ciò che fonda e dà corpo, presenta come attuali le cose che si sperano, cioè la salvezza e l’unione gloriosa con Dio. La fede può suscitare la speranza, oppure confermare la validità dell’oggetto sperato o essere l’oggetto delle cose sperate.
Nel nostro contesto è capitale vedere come la nostra relazione a Dio, e quindi il nostro metterci al seguito del Salvatore, cercando il Padre seguendo Gesù e condotti dalla forza dello Spirito, dipenda dalla fiducia nelle promesse di Dio e nel suo amore per noi; la fede poi si manifesta nel suo amore concreto per lui e provoca in noi un certo cammino di vita.
La fede è infatti, come continua il testo, prova di ciò che non si vede.
Questo ci porta a capire che nel nostro rapporto con Dio, nella nostra vita religiosa, non tutto può passare dai sensi o dalla ragione e continuamente viene chiesto di donare un assenso religioso.
Questo è sorgente di un grande cammino, ma è anche il principale luogo delle tentazioni, per il fatto che c’è la fragilità della “carne” che continuamente vuole condurci là dove non vorremmo andare.
Ma il no alle seduzioni del mondo può reggersi solo se ciò che speriamo di più grande e di più bello è garantito da una Parola di autorità che tiene salda la nostra fiducia.
La fede si manifesta nelle opere dice Giacomo; ma le opere non possono andare più in là di tanto senza la fede. Perché le opere raggiungono la loro perfezione nell’amore, che è indissolubile dalla fede e dalla speranza.