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Avvento 2012 - Letture per le Vigilie (2)

16/12/2012

Da "Il mistero dell'Avvento" di Jean Daniélou

Maria *

I
In rapporto alla prima Parusia, la Vergine sostiene una parte di primo ordine. In Lei, difatti, culmina l'attesa del popolo ebreo, nella misura in cui in Lei convergono e confluiscono tutte le preparazioni, tutte le aspirazioni e tutte le ispirazioni, tutte le grazie, tutte le prefigurazioni che avevano riempito l'Antico Testamento: così da poter dire che, alla vigilia della venuta del Cristo, Maria riassume e incarna la lunga attesa dei venti secoli da cui era stata preceduta. Tutto l'Antico Testamento viene così a raccogliersi in Lei in una aspirazione più ardente, in una preparazione spirituale più totale alla venuta del Signore…«Che ogni valle sia colmata, che ogni collina sia abbassata...». Opera dell' Antico Testamento fu l'educazione d'una umanità grossolana, aspra, ancora disforme, ancora carnale, per renderla mano a mano capace di portare i doni di Dio e di ricevere lo Spirito Santo. Si attuava così una lunga progressiva azione educatrice. E questa educazione culmina nell'anima della Vergine: in modo tale che, se la sua anima sfugge al tempo ed essa è, in certo senso, come una presenza di eternità, si può anche dire che fu come preparata da tutta l'educazione della sua razza. Ella è il meraviglioso fiore sbocciato da Israele al termine della misteriosa azione dello Spirito Santo nell'anima di tutti i Profeti e di tutti i Santi di Israele. Tutto ciò che si compì nell'anima di Rachele, nell'anima di Rebecca, nell'anima di Sara, nell'anima di Ruth, nelle anime di tutte le donne dell'Antico Testamento trova il suo compimento pieno nell'anima di Maria. Giunti a Lei, si può dire in verità che ogni valle è colmata e ogni collina abbassata: ossia, Ella è veramente la via sulla quale il Signore potrà camminare senza che i suoi piedi restino feriti.
Quale educazione bisognava dare a Israele, e per mezzo di Israele a tutta intera l'umanità, per condurla ad essere tale che il Signore potesse posare su di lei i suoi purissimi piedi? Anzitutto, bisognava darle il senso di Dio. Ora, l'Israele primitivo non ha ancora il senso di Dio, o meglio ha di Dio un senso estremamente grossolano. Tutto è Dio per lui, e niente è per lui Dio. L'umanità, quando non è guidata da Dio, divinizza tutto e non trova da nessuna parte il Dio vero: qualsiasi roccia elevata, qualsiasi albero su un'altura, qualsiasi sorgente di acqua costituisce per essa una misteriosa e oscura presenza del divino. Essa è tendenzialmente portata ad essere idolatra, cioè adora la creatura scambiandola per il Creatore. Svincolarla dagli idoli, per sospingerla a confessare e riconoscere l'unico Dio, è stata precisamente la prima opera educatrice che lo Spirito dovette compiere nel cuore dell'umanità. Questo dramma occupa il corpo di tutta la storia di Israele. Ostinatamente, sempre di nuovo, il popolo vuol ritornare agli idoli - vi si sente attratto ogni qual volta entra in contatto con gli Egiziani, coi Cananei, con i Babilonesi, per una specie di tendenza che ancora porta in sé, perché esso è ancora carnale e dominato dalla natura carnale. Soltanto con un metodo quasi di violenza Dio lo strappa alle sue aspirazioni naturalistiche, alle potenze della terra e della vegetazione, per indurlo a riconoscere il Dio Santo, che è un Dio trascendente, un Dio divorante, un Dio duro da sostenere, in certo qual modo, per una umanità ancora fragile, ancora acerba, alla quale risulta troppo greve il peso di Dio. 

II
L'educazione di Israele è in secondo luogo il mistero della grazia, cioè della comunicazione della vita divina alla umanità. In principio Israele non lo comprese. Credeva che Dio lo avesse scelto per dargli i beni temporali, per trarlo dall'Egitto dove era schiavo e dove la vita non aveva dolcezza: Israele vi lavorava a far mattoni con fango e paglia tritata, sotto gli ordini dei capomastri egiziani. Pensava che Dio lo avesse condotto attraverso il deserto per farlo padrone della terra promessa, una terra stillante vero latte e vero miele, latte che si beve e miele che si mangia, una terra dove vi sarebbero state vacche grasse genitrici di bei vitelli: una terra dove le api avrebbero nutrito di miele i figli d'Israele. Ecco ciò che importava al popolo ebreo, ciò che voleva avere in dono da Dio. E Dio, che è buono e paziente, Dio che conosce la sua creatura e prende' gli uomini tali e quali come sono, Dio prese questo popolo tale e quale come era, ha preso l'umanità alle origini come era, allo stesso modo con cui prende all'inizio ciascuno di noi come è. Egli dunque diede agli uomini, sulle prime, ciò che essi gli chiedevano, per conquistarli a Sé. Conseguentemente avendo scelto quel popolo, gli promise anzitutto un certo benessere umano, terrestre: dopo aver gli donato quei beni, in seguito, mano a mano, si studiò di fargli comprendere che in realtà non si trattava di ciò, e progressivamente gli sottrasse quei beni temporali: un poco alla volta mise nel mistero di Israele il mistero della Croce per mezzo del quale Dio ci riprende dalle cose a cui noi ci diamo con troppa avidità, in modo da vuotarci di noi stessi per riempirci di Sé. Questo mistero della Croce presente nel cuore della storia di Israele, è il mistero del giusto infelice che troviamo nel libro di Giobbe; il mistero di colui che non vede quale male abbia fatto, e che tuttavia Dio prova col dolore. Giobbe ignora la risposta, la soluzione del problema : «Io non so che una sola cosa, io so che non ho meritato queste pene, e che sono infelice: ma adoro il piano di Dio, incomprensibile per me ». Quanto si compie in Giobbe costituisce, in realtà, un piano perfettamente intelligibile e pieno di senso. Dio insegnava a Giobbe e per mezzo di lui a Israele, che mai Egli intende fare ai suoi amici promesse di beni terrestri. Durante la canonizzazione di una Santa italiana, Pio XI disse che per vedere quale conto Dio faccia dei beni della terra, basta considerare a chi li dona: si è così poco impegnato a farne particolare dono ai suoi amici che li dà, altrettanto, ai suoi nemici. La disuguaglianza nella ripartizione dei beni temporali, per nulla corrispondente alla gerarchia dei meriti, prova che Dio non vi annette importanza alcuna e che i veri beni sono beni spirituali. Adagio, lentamente, attraverso tutta la storia di Israele, Dio tenta di riscattare il suo popolo dai beni carnali e iniziarlo decisamente a comprendere che Egli gli vuol dare tutt'altra cosa. Noi sappiamo quanta fatica durò il popolo a comprendere questo insegnamento; quando venne il Cristo gli Ebrei rimasero delusi: attendevano un sovrano temporale che assicurasse loro il dominio sulle altre nazioni e invece di questa gloria videro un crocifisso... Nella Vergine contempliamo invece un risultato magnifico di questa educatrice opera di Dio. S. Bernardo ci dice che Maria domandò la grazia come unica cosa da Lei desiderata: “e trovò sempre grazia”.
 
III
Maria chiese la grazia, perché la grazia è la sola cosa di cui noi abbiamo bisogno. È dunque perfettamente sapiente, colei nella quale l'opera della sapienza ebbe compimento perfetto, e che, essendo perfettamente “sapiente”  e gustando le cose spirituali, ha chiesto queste cose, ha chiesto la grazia e l'ha ottenuta. Maria ha udito la grande parola: «Tu sei piena di grazia ». Perché piena di grazia? Perché tu sei colei che volle la grazia, che non volle altro all'infuori della grazia, che comprese come una sola cosa importava, e così l'ottenne. Anche a questo riguardo si può affermare che in Lei ebbe perfetto compimento l'opera educatrice di Dio in Israele… Dio volle insegnare a Israele che egli era il Dio di tutti gli uomini e non esclusivamente il Dio degli Ebrei… Adagio adagio, Dio, tentò di fargli capire di averlo scelto perché fosse strumento dei suoi disegni nei riguardi degli altri popoli... Molto a rilento gli si fece chiaro il piano divino, secondo il quale era destinato a preparare la venuta del Signore, ma per scomparire, e per diventare uno qualsiasi fra gli altri popoli, il giorno della sua venuta…
Nella Santa Vergine, frutto della razza di Israele, abbiamo invece una piena accettazione del piano divino e la presenza dell'amore universale. Non è soltanto la figlia di Israele, ma la creatura con la quale la razza israelitica sfocia nell'umanità intera, giacché lei è al tempo stesso figlia di Abramo e figlia di David, e insieme ancora madre della divina grazia, mediatrice universale, madre del genere umano. La Vergine realizza dunque pienamente la promessa fatta a Israele, di una missione particolare riguardante l'umanità. Proprio Lei, nata dalla razza di Abramo, eternamente ebrea, è la madre di tutti gli uomini. È lei che ha accettato di non essere più ebrea soltanto; ha accettato che il suo cuore si allargasse sino all'estremità del mondo, ha rinunziato ai suoi privilegi di nascita, acquistando così un privilegio incommensurabilmente più grande; quello della universalità. Ecco come la Vergine è veramente, al termine della storia di Israele, la perfetta risultante di quello che Dio aveva voluto realizzare. Ecco il mistero della passione del suo cuore. Ciò che muore nel cuore di Maria, la sera della Passione, è questo amore ancora umano, ancora carnale per il Cristo particolare; ciò che risuscita nel cuore di Maria nel giorno della Resurrezione è la sua maternità universale verso tutti gli uomini. Qualche cosa morì veramente nel cuore di Maria: la fine della felicità di quei trentatré anni vissuti col Figlio di Dio fatto uomo. Perciò quando il Cristo le disse additandole Giovanni: «Donna, ecco il tuo figlio», il cuore di Lei fu trafitto in profondità da una spada, patì la fine di una realtà meravigliosa. In quel momento la Vergine oltrepassò l'amore riversato sulla umanità di Gesù, per dilatare il cuore secondo la misura dell'umanità totale. Ma solo il morire poteva produrre questo: il morire del cuore, la passione del cuore tanto profonda quanto la passione del Corpo del suo Figlio: giacché un simile accrescimento di carità, una tale dilatazione della carità fino al punto da abbracciare il mondo non può essere, ancora, che opera della morte. Si effettua col nostro morire in ciascuna tappa della vita nostra, quando noi oltrepassiamo ciò che vi è in noi di troppo ristretto, per allargare veramente il cuore alla misura del cuore del Cristo.  

IV
Tutto ciò che nell'anima della Vergine fu preparazione e prefigurazione del Cristo resta ancora per noi una realtà attuale, giacché noi stessi viviamo nel mondo, oggi, il mistero della progressiva venuta del Cristo in tutte le anime e in tutte le nazioni. Se il Cristo è venuto, secondo la carne, al termine della speranza di Israele, e se Maria ha veduto Colui che attendeva, ha tenuto sulle sue braccia il bimbo nato a Betlemme e ha potuto riconoscere, come Simeone, l'Atteso di tutte le genti, si può giustamente parlare di una venuta di Gesù. Egli è venuto, e tuttavia Egli è sempre Colui che deve venire. Venuto, sì, ma non ancora interamente: e se fu saziata l'attesa di Israele, la stessa attesa oggi ancora sussiste. Noi siamo sempre nell'Avvento, nell'attesa della venuta del Messia. Egli è venuto, ma noi non siamo ancora alla piena manifestazione di Lui. Egli non risulta manifestato pienamente ancora in ciascuna delle anime nostre e nella umanità intera: ossia, come Gesù nacque secondo la carne, a Betlemme di Giuda, così deve spiritualmente nascere in ogni anima. Una perpetua natività di Gesù in noi costituisce tutto il mistero della vita spirituale. Bisogna che incessantemente noi ci trasformiamo in Gesù, che assumiamo le disposizioni del Cuore di Gesù, i giudizi della intelligenza di Gesù. Essere cristiani è il trasformarsi così, poco a poco, in Cristo Gesù, in modo da divenire veramente i figli del Padre, giacché figli del Padre sono soltanto quelli configurati al Figlio e il mistero della vita cristiana è quello della nostra trasformazione in Gesù. Similmente nei confronti dell'umanità intera Gesù non è ancora pienamente venuto: venuto in alcune razze, ma non venuto in altre, non in tutte. Vi sono tuttora intere zone dell'umanità, nelle quali Gesù non è nato. Il Cristo mistico non ha raggiunto la sua totalità. È ancora mutilato, incompiuto, e la preghiera missionaria consiste nell'aspirazione alla venuta di Gesù nel mondo intero, in modo che il Corpo del Cristo raggiunga la sua statura perfetta.
Quanto concerne la preparazione della venuta di Gesù nella carne, resta vero della venuta spirituale di Gesù nelle nostre anime e della preparazione della venuta spirituale di Gesù nel corpo mistico totale, perché il piano di Dio è uno solo. Come Maria ha sostenuto un compito eminente nella generazione carnale di Gesù, dandogli la carne da cui nacque, così Maria continua a sostenere un compito eminente nella preparazione delle venute attuali di Gesù. Maria continua a camminare nel mondo, come dicevano i Padri, per essere sempre Colei che prepara la venuta di Gesù. Questo è anzitutto vero per ciascuna delle anime nostre. È Maria che nelle nostre vite spirituali prepara le venute di Gesù in noi e forma in noi progressivamente Gesù. Questa missione di Maria è in rapporto stretto con lo spirito d'infanzia spirituale. Ma lo spirito d'infanzia non è in modo alcuno una sublimazione della nostalgia dell'infanzia: e la devozione mariana non è in alcun modo una sublimazione della maternità umana. Anziché umanizzazione del cristianesimo, la missione di Maria nel piano di Dio è, tra gli aspetti della Incarnazione, uno dei più sconcertanti per la ragione umana, ed ecco perché i nostri istinti razionalistici cercano di dimenticarlo. Esso introduce invece quanti lo accettano in quella infanzia spirituale che detiene le promesse del regno di Dio.   

V
La Vergine Maria ha un altro compito, riguardo ai popoli in cui il Cristo non è ancora venuto. Ecco l'aspetto specificamente missionario del mistero mariano. II mistero della Santa Vergine è di essere là dove il Cristo non è ancora. Essa era già in Israele prima che vi fosse Gesù. Era in Israele, direi, quasi una misteriosa presenza di Gesù prima di Gesù, giacché si trovava già interamente Lei, in relazione con Gesù e in Lei nulla vi ha che non sia per Gesù. Maria sta dunque là, in quello spazio che precede l'Incarnazione. Sembra darsi un momento in cui vi sia già la Chiesa, giacché Maria raffigura la Chiesa e l'umanità salvata dal Cristo, prima che Gesù vi sia. Misteriosamente, anche in quell'intervallo spirituale che separa l'Ascensione dalla Pentecoste, non vi è Gesù asceso alla gloria, ma vi è Maria: ma l'esservi Lei fa si che vi sia Gesù, che vi sia la Chiesa, prima della sua stessa piena istituzione visibile, che avremo soltanto dopo la Pentecoste. Soltanto nella Pentecoste lo Spirito Santo disceso sugli Apostoli creerà la Chiesa; ma la Chiesa è già là, nel precedente spazio spirituale, per il fatto che vi è Maria.
Appare chiaro, adesso, il misterioso compito di Maria tra i popoli pagani: non la Chiesa, tra essi, non Gesù ancora: eppure la Chiesa e Gesù sono già là, perché vi è Maria. Prima che i popoli pagani siano convertiti al Cristo, prima che la Chiesa visibile sia in mezzo a loro, vi è una mistica
presenza di Maria che prepara, che prefigura la Chiesa, che ne costituisce una anticipazione. In ciò consiste la così misteriosa e profonda relazione di Maria con i popoli pagani. Torna in mente quella confidenza di Péguy che spiega come non potendo dire «Padre nostro» potesse dire, però, «Ave Maria». Molti peccatori sono nell'impossibilità di recitare il Padre nostro, ma recitano, nonostante ciò, l'Ave Maria. È giusto che sia così: quando dire Padre nostro non si può, perché mancano disposizioni filiali, di grazia, e non se ne è quindi degni, si può tuttavia ancora dire Ave Maria giacché dove Gesù e la grazia sono ancora assenti vi è già una presenza di Maria. Questo spiega la misteriosa relazione esistente tra Maria e i peccatori, così fortemente sentita dai peccatori stessi che invocano Maria, mentre non possono ancora invocare Gesù.
 
VI
La Chiesa stessa è nell'attesa di una pienezza che ancora non possiede, giacché il Cristo, vivente e vivificante in essa, le è immanente in una maniera segreta, oscura, misteriosa. Il regno suo non manifesta ancora pienamente la regalità di Lui e la dignità di Capo del Corpo Mistico. Sotto questo aspetto, noi siamo dunque nel tempo che precede la vera Chiesa, che precede la Gerusalemme celeste della quale la Chiesa attuale è semplice prefigurazione. Tra noi pure, accanto a una presenza di Gesù, vi ha una assenza di Gesù stesso, e quindi una particolare presenza di Maria nella misura in cui Maria è colei che prepara la definitiva venuta di Gesù. Ecco perché Essa riempie di sé lo spazio che separa la Pentecoste dalla Parusia, esattamente come riempiva della sua presenza lo spazio che divideva 1'Ascensione dalla Pentecoste. Il grande spazio nel quale noi siamo attualmente, è tuttora un'attesa e un Avvento, è tuttora la preparazione della Gerusalemme celeste e della Chiesa definitiva. Noi siamo ancora tra le ombre. I sacramenti sono ombre; la gerarchia visibile è figura del banchetto celeste: il Battesimo figura della purificazione definitiva che ci permetterà di entrare nella gloria del Padre. Maria dunque occupa un posto immenso nel mondo e vi svolge un compito fondamentale. È precisamente Colei che prepara ancora, nell'interno nella Chiesa, questa definitiva instaurazione. È storicamente constatabile una manifestazione progressiva di Maria nella Chiesa. Essa si esprime anzitutto con le successive formulazioni dei dogmi, dai quali viene messo in luce questo misterioso compito, a cominciare da quando nel V secolo,  fu definita theotokos, Madre di Dio. Mano a mano, lungo i secoli cristiani, emergono i diversi aspetti della missione di Maria. Così, a mezzo del XIX secolo, abbiamo l'Immacolata Concezione, e nei giorni nostri i misteri della mediazione di tutte le grazie e dell'Assunzione. Per la Chiesa questi dogmi rappresentano il prender coscienza di una realtà spirituale già posseduta, anche se quasi inconsapevolmente. La Chiesa si risveglia alla propria coscienza mariana, acquista sempre maggiore consapevolezza della realtà e del posto di Maria nel suo seno. Ecco la ragione per cui a noi sta tanto a cuore questa presenza di Maria nella Chiesa.

VII
La manifestazione di Maria a noi si realizza attraverso la sua scoperta progressiva nella Sacra Scrittura. La meditazione dei Santi in ogni epoca vi ha scoperto sempre più chiare e numerose le figure di Maria: «Tu sei stata scelta prima dei secoli umani - scrive Adamo di San Vittore - tu sei stata lungamente nascosta sotto la scorza della lettera. Sei tu la radice dalla quale doveva germogliare il fiore del mondo, il Cristo. Sei tu che noi crediamo annunziata in anticipo dal trono di Salomone, dal vello di Gedeone, dal roveto inconsumabile». La contemplazione collettiva della Chiesa, espressa nella liturgia, ha scoperto la figura di Maria nella «Sapienza creata prima dei mari, che si delizia coi figli degli uomini », nella donna con sotto il piede la testa schiacciata del serpente, in Giuditta che trionfa dei nemici di Dio e in Ester che intercede per il suo popolo. La Chiesa orientale vede Maria nella Sposa del Cantico. L'Ufficio recente della Medaglia miracolosa la vede nella donna del deserto presentata dall' Apocalisse, e quello dell' Apparizione di Lourdes nella Incoronata da dodici stelle. La tradizione antica vedeva anzitutto in tali figure, giustamente, altrettante profezie della Chiesa futura. Ma la contemplazione cristiana le ha, grado a grado, personificate in Maria. La crescente manifestazione di Lei si esprime anche nelle apparizioni mariane che da un secolo a questa parte diventano sempre più frequenti e più splendide. È  impossibile non restare colpiti dal solco che esse aprono nel XX secolo, secolo in cui l'orgoglio umano imbaldanzito dai progressi scientifici sembra drizzarsi sfidando Dio, e in cui le nazioni sono sconvolte da una attività febbrile. Ciò nonostante lontano dalle città, nella solitudine e nella tranquillità silenziosa delle montagne, Maria appare a occhi di bimbi, come una indicazione di quella pace divina che lo sforzo umano non saprà mai conquistare. Vergine di Lourdes, che rivela a Santa Bernardetta il mistero nascosto dell'Immacolata Concezione, e guarisce i corpi come l'angelo di Bethseda, e Vergine della Salette che ricorda agli uomini la santità dell' ottavo giorno in cui è già misteriosamente presente il regno futuro; Vergine di Fatima con la quale si fa più urgente e più vicino il grido di richiamo alla preghiera e alla penitenza; Vergine della Medaglia miracolosa e Vergine di Pontmain. San Grignon di Montfort profetizzò che gli ultimi tempi sarebbero colmi della presenza di Maria; le sue apparizioni sono come il segno di questa sempre attuale imminenza della Parusia, col richiamo continuo alla penitenza che è il loro unico messaggio.
 
VIII
Mentre la manifestazione di Maria sembra visibilmente farsi più solare, nel mondo interiore e segreto della santità appare sempre più evidente che ogni santificazione si effettua a mezzo d'una filiale unione al fiat di Maria. Se Lei è mediatrice di tutte le grazie avendo per missione, sinché durerà il mondo, quella di formare il Cristo nelle anime, è proprio ed eminentemente nelle anime di orazione che svolge l'opera sua. Se la santità è l'azione con la quale Dio plasma come vuole le anime totalmente donate a Lui, qualsiasi grazia di santità è partecipazione alla grazia di Maria che fu davvero, totalmente, l'anima donata. E se ogni santità si effettua per mezzo dello Spirito Santo il compito di Maria grandeggia sempre più, giacché soprattutto su di Lei lo Spirito si diffonde dai primissimi momenti dell'Incarnazione sino alla Pentecoste.
Esiste una relazione particolarissima tra la Vergine e lo Spirito Santo. Abbiamo detto che la Vergine è anzitutto colei che riconobbe il Padre, la perfetta adoratrice del Padre; in secondo luogo colei che preparò la venuta del Verbo nelle anime e nella Chiesa: infine, così interamente ordinata a questa generazione del Verbo nelle anime e nella Chiesa, è anche in modo profondamente misterioso Colei che la Chiesa chiama Sposa dello Spirito Santo, ossia la Creatura che con lo Spirito Santo lavora nell'umanità alla edificazione della Gerusalemme celeste. San Luigi Grignon di Montfort scrive che la Chiesa attuale non possiede più abbondantemente lo Spirito Santo perché Maria non vi è abbastanza presente. Lo Spirito fu dato a profusione nel Cenacolo pentecostale perché vi era Maria: in tutte le epoche che tengono Maria presente lo Spirito Santo si diffonde sulla terra e produce le grandi opere di Dio. Noi speriamo ardentemente che - nella stessa misura con cui il nostro è un secolo mariano e fissa lo sguardo sui misteri della Assunzione e della Mediazione di Maria - Dio prepari nella Chiesa, segretamente, una effusione nuova dello Spirito, una Pentecoste nuova. La presenza attuale di Maria è pegno e promessa della prossima discesa dello Spirito, ossia della conversione degli infedeli e - ne abbiamo certezza profonda - della unità fra i cristiani. 

*Jean Daniélou, Il mistero dell'Avvento, Brescia, 1953, pp. 111-138