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A Dio, non a sé, attribuire il bene di cui ci si riconosce capaci. RB 4,42

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Dominus Tecum

Quaresima 2013 - Letture per Vigilie (2)

19/02/2013

Dalle Rivelazioni di Giuliana di Norwich*

L'uomo cammina eretto, e il cibo che ingerisce è conservato nel suo corpo come in una borsa molto bella. Quando c'è necessità, la borsa si apre, e poi si rinchiude di nuovo. E che sia lui a fare questo si vede là dove egli dice che scende verso di noi fino alle parti più basse delle nostre necessità. Perché egli non disprezza ciò che ha creato e non disdegna servirci secondo le più umili esigenze che la natura del nostro corpo richiede, per amore dell'anima che egli ha creato a sua propria immagine. Poiché, come il corpo è rivestito dall'abito, e la carne dalla pelle, e le ossa dalla carne, e il cuore dal corpo, così noi, anima e corpo, siamo rivestiti e avvolti dalla bontà di Dio. Certo, e in modo ancora più intimo, perché tutte queste cose svaniscono e si dissolvono; ma la bontà di Dio rimane sempre intatta e ci è incomparabilmente più vicina. E in verità Dio, che ci ama, desidera che l'anima aderisca a lui con tutte le sue forze, e che noi ci attacchiamo sempre più alla sua bontà. Perché di tutte le cose che il cuore può pensare, questa è quella che piace di più a Dio e che dà maggior giovamento all'anima. Egli, che è l'altissimo, ama così teneramente la nostra anima da superare ogni nostra capacità di conoscenza. Voglio dire che non c'è nessuna creatura che possa sapere con quanta intensità, con quanta dolcezza, con quanta tenerezza il nostro creatore ci ama. E dunque possiamo, con la sua grazia e il suo aiuto, rimanere in una contemplazione spirituale, in uno stupore senza fine davanti all'amore alto, incomparabile, incommensurabile con cui il nostro Signore ci ama nella sua bontà. E dunque possiamo chiedere con rispetto a Dio, che ci ama, tutto ciò che vogliamo, perché la natura profonda della nostra volontà è di possedere Dio, e la volontà buona di Dio è di possedere noi, e noi non possiamo cessare mai di volere e di amare finché non arriviamo a possederlo nella pienezza della gioia. E allora il nostro desiderare avrà fine, perché egli ci vuole occupati nella conoscenza e nell'amore fino al giorno in cui il nostro desiderio sarà pienamente realizzato in cielo. E questo insegnamento sull'amore è stato rivelato all'inizio insieme a tutto quello che segue, come vedrete, perché nella prima visione mi fu rivelata la forza e il fondamento di tutto: la contemplazione del creatore e l'amore per lui. Poiché la contemplazione e l'amore per il creatore è ciò che tra tutto aiuta maggiormente l'anima a prendere coscienza della propria piccolezza, e la riempie di timore riverente e di vera umiltà, oltre che di abbondante carità verso i fratelli cristiani.
E per insegnarmi queste cose, secondo quanto potei intendere, il nostro buon Signore mi mostrò nello stesso tempo la santa Vergine Maria, cioè l'alta sapienza e la rettitudine con cui ella contemplò il suo creatore, sapienza e rettitudine che la portarono a considerare Dio tanto grande, e alto, e possente, e buono. Questa sua contemplazione grande e nobile la ricolmò di timore riverente, e di conseguenza vide se stessa così piccola, e insignificante, e semplice, e povera di fronte al suo Dio che questo timore riverente la riempì di umiltà. Su tale fondamento ricevette pienezza di grazia e di ogni virtù, così da superare ogni altra creatura.
 
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Io vidi in una visione corporea il volto del crocifisso che pendeva davanti a me, e in quel volto continuavo a contemplare una parte della sua passione: gli scherni, gli sputi, le lordure e le percosse, e molte pene e sofferenze, più di quanto io possa raccontare, e il frequente mutar di colore del viso. E ora vedevo come metà del volto, a partire dall'orecchio, era ricoperta di sangue rappreso che formava come una crosta fino a metà del viso, ora l'altra metà diventava così mentre il sangue spariva dalla parte precedentemente ricoperta.
Io vidi ciò con i miei occhi, in uno stato di oscurità e di paura, e desideravo di avere una vista più acuta per vedere più chiaramente. E così mi rispose la ragione: «se Dio vorrà mostrarti meglio la cosa, sarà lui la tua luce: non hai bisogno di altri che di lui». Perché io lo vidi e lo cercai, dato che ora noi siamo così privi di vista e di saggezza che non riusciamo affatto a cercare Dio se non nel momento in cui lui stesso, nella sua bontà, vuole rivelarsi a noi. E quando per sua grazia noi vediamo qualcosa di lui, allora veniamo spinti dalla medesima grazia a cercare con grande desiderio di vedere ancora di più per la nostra gioia. E così lo vedevo e lo cercavo, lo possedevo e lo desideravo: e questo è e dovrebbe essere, secondo me, il lavoro di noi tutti in questa vita.
Una volta la mia mente poté scendere nel profondo del mare, e là io vidi colline e verdi valli che sembravano tutte ricoperte di muschio, con alghe e ghiaia. Allora questo compresi: che se un uomo o una donna fossero sotto quelle grandi acque, e potessero godere la vista di Dio rendendosi conto che Dio è sempre con loro, sarebbero salvi nell'anima e nel corpo, e non li colpirebbe alcun male. Anzi, oltre a ciò avrebbero più consolazione e conforto di quanto questo mondo sia in grado di dire. Perché egli vuole che siamo certi di vederlo continuamente, anche se tale visione ci sembra misera; e in questa nostra fede egli ci fa crescere sempre più nella grazia, perché egli vuole essere visto, vuole essere cercato, vuole essere atteso, vuole che ci fidiamo di lui.
Questa seconda rivelazione fu così umile e ordinaria e semplice che il mio spirito si trovò in grande angustia durante la contemplazione, passando dal pianto, alla paura, al desiderio: per un certo tempo non capii neanche se questa fosse davvero una rivelazione. E allora a più riprese il Signore mi diede una vista più penetrante e mi fece capire chiaramente che si trattava di una rivelazione. Era figura e immagine della nostra morte brutta e nera che il nostro benedetto Signore, bello e splendente, soffrì per i nostri peccati.
  
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Noi sappiamo per la nostra fede, e secondo l'insegnamento e la predicazione della santa Chiesa, che la beata Trinità ha creato l'umanità a sua immagine e somiglianza. Allo stesso modo sappiamo che quando l'uomo per il peccato cadde in un abisso di miseria non c'era nessuna possibilità di restaurarlo nella primitiva immagine se non mediante l'opera stessa di chi l'aveva creato. E colui che aveva creato l'uomo per amore, volle nel medesimo amore rifare l'uomo riportandolo alla medesima felicità, e oltre. E come fummo creati all'inizio a immagine della Trinità, così il creatore volle rifarci a immagine di Gesù Cristo nostro salvatore che abita i cieli per sempre. Allora, tra questi due termini, egli volle, per amore e per rispetto dell'uomo, diventare come un uomo in questa vita mortale, rivestirsi della nostra bruttura e della nostra miseria, in tutto e per tutto come noi, tranne che nel peccato... Ma in verità oso dire, e tutti dovremmo credere, che non ci fu mai un uomo più bello di lui, fino al momento in cui il bel colore della sua carnagione fu mutato dalla fatica e dalla sofferenza, dalla passione e dalla morte… E questa visione mi insegnò a comprendere che l'anima in continua ricerca piace molto a Dio. Essa infatti non può fare altro che cercare, soffrire e aver fiducia. E questo si realizza in ogni anima che riceve questo dono dallo Spirito Santo. E l'illuminazione della scoperta viene dalla sua grazia speciale, quando egli lo vuole. Il cercare con fede, speranza e carità piace a nostro Signore, e il trovare piace all'anima e la riempie di gioia. E così fu che imparai a comprendere che la ricerca è buona quanto la contemplazione, per il tempo in cui Dio permette che l'anima sia nel travaglio. È volontà di Dio che noi continuiamo a cercarlo fino a poterlo contemplare, perché allora egli si rivelerà a noi, per sua grazia speciale, quando vorrà. E come un'anima debba comportarsi nel contemplarlo sarà lui stesso a insegnarlo, ed è questo il massimo onore fatto a lui e il massimo profitto per l'anima, con il massimo guadagno di umiltà e di virtù, con la grazia e sotto la guida dello Spirito Santo. Poiché se uno si abbandona a Dio con fiducia, sia nel cercarlo che nel contemplarlo, questo è per me il massimo onore che gli possa fare. Queste sono le due operazioni che si possono vedere in questa visione: una è la ricerca, l'altra è la contemplazione. La ricerca è comune a tutti, e ogni anima può operare in questa direzione con l'aiuto della grazia, usando il discernimento e seguendo la dottrina della santa Chiesa. È volontà di Dio che noi abbiamo in dono da lui tre cose nella nostra ricerca. La prima è che noi cerchiamo con volontà e diligenza, senza pigrizia, come possiamo, aiutati dalla sua grazia, con gioia e letizia, senza depressioni irragionevoli e inutili afflizioni. La seconda è che rimaniamo attaccati a lui con costanza per il suo amore, senza lamentarci o protestare contro di lui, e questo fino al termine della nostra vita, perché durerà solo un tratto di tempo. La terza è che abbiamo una forte fiducia in lui, con fede piena e genuina, perché egli vuole che noi sappiamo che egli apparirà all'improvviso e con gioia a tutti quelli che lo amano. Poiché egli opera in segreto, e si rivelerà alla fine, e la sua apparizione sarà assolutamente imprevedibile. Ed egli vuole che ci si fidi di lui, perché egli è familiare e cortese in grado sommo: sia benedetto! 

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E dopo ciò vidi Dio in un punto, in un istante di tempo, questo nella mia mente, con il che vidi che egli è in tutte le cose. Contemplai con attenzione, vedendo e imparando in quella visione che egli fa tutto ciò che viene fatto… E vidi veramente che niente è fatto per caso, ma tutto viene dalla preveggente sapienza di Dio. Se l'uomo vede in ciò che avviene il caso o l'occasionalità, questo dipende dal fatto che noi non vediamo o ignoriamo la causa. Poiché quelle cose che sono nella preveggente sapienza di Dio egli le conosce fin dall' eternità, e nel modo dovuto e onorifico per lui le conduce al traguardo migliore quando poi esse di fatto si realizzano, anche se esse ci piombano addosso all'improvviso proprio perché noi non le conosciamo: e così, per la nostra cecità e incapacità di prevedere, noi diciamo che queste cose avvengono per caso. Questo è quanto compresi in questa rivelazione dell'amore, poiché so che agli occhi di Dio non esiste il caso o l'avvenimento fortuito: questo mi obbligò ad ammettere che tutto ciò che è fatto è ben fatto, poiché Dio, nostro Signore, fa tutto. Allora non mi fu mostrato l'operare delle creature, ma quello di nostro Signore nelle creature: poiché egli è nel punto centrale di ogni cosa, ed egli fa tutto…E così, secondo quanto potevo capire in quel momento, fu rivelata all'anima la giustizia dell'agire di Dio. La giustizia ha due belle qualità: è giusta ed è perfetta. E così sono tutte le opere di nostro Signore, e quindi non c'è bisogno né di opere di misericordia né di grazia, perché esse sono tutte giuste e in esse non manca assolutamente niente… Questa visione fu rivelata alla mia mente perché nostro Signore vuole che l'anima si volga sinceramente alla contemplazione di lui e di tutte le sue opere. Perché esse sono piene di bontà, e tutti i suoi giudizi sono lievi e dolci, e portano a una grande pace l'anima che abbandona la contemplazione del giudizio cieco dell'uomo per volgersi al dolce e amabile giudizio del nostro Signore. Poiché l'uomo giudica che alcune cose sono buone e altre sono cattive, ma nostro Signore non le considera così, poiché siccome tutto ciò che esiste nella natura è opera di Dio, così tutto ciò che è fatto è nelle mani di Dio. Poiché è facile capire che l'opera migliore è ben fatta, ma proprio come l'opera migliore e più alta è ben fatta, così è ben fatta anche la più piccola, e tutto  secondo la qualità e nell'ordine previsto dal Signore, prima ancora degli inizi del mondo, poiché l'unico che opera le cose è lui. Io vidi con assoluta verità che egli non cambia mai il suo piano in alcuna cosa, né mai lo cambierà in eterno… E perciò la beata Trinità si compiace sempre e pienamente in tutte le sue opere, e tutto questo egli mi mostrò con grande beatitudine, intendendo dire questo: «Vedi, io sono Dio. Vedi, io sono in tutte le cose. Vedi, io faccio tutte le cose. Vedi, io non tolgo mai le mani dalle mie opere, né mai le toglierò, in eterno. Vedi, io conduco ogni cosa al fine per cui l'ho creata, e questo fin dall'inizio, con la stessa potenza, sapienza e amore con cui l'ho creata: come potrebbe anche solo una di loro risultare sbagliata?». Così con potenza, sapienza e amore l'anima fu ammaestrata in questa visione. Allora io vidi veramente che non potevo far altro che acconsentire con grande venerazione e gioia in Dio.  

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E dopo, prima che Dio mi rivelasse parola alcuna, egli mi permise di contemplare per un tempo conveniente lui e tutto quello che avevo visto, e il significato di queste cose, così come la semplicità della mia anima poteva coglierlo. Allora, senza suono di voce e senza aprire le labbra, formulò nella mia anima queste parole: «Con questo il demonio è sconfitto.» Questa parola disse nostro Signore intendendo la sua beata passione, come mi aveva mostrato prima. In questo nostro Signore mostrò una parte della malizia del diavolo e insieme tutta la sua impotenza, perché mi mostrò che la sua passione è la vittoria sul demonio. Dio mi mostrò che il demonio ha ora la stessa malizia che aveva prima dell'incarnazione, e che continua a lavorare con lo stesso impeto, anche se vede che le anime destinate alla salvezza gli sfuggono, e ciò per la gloria di Dio e in virtù della preziosa passione di Gesù. E questo è per lui motivo di dolore: e gliene viene profondissima vergogna, perché tutto quanto Dio gli permette di fare si trasforma in gioia per noi, e in vergogna e sofferenza per lui. Ed egli soffre allo stesso modo sia per quando Dio gli concede di operare, sia per quando non opera. E questo è dovuto al fatto che egli non può mai fare tutto il male che vuole, perché tutta la sua potenza è incatenata nelle mani di Dio. Ma in Dio non può esservi ira, per quanto capisco, perché il nostro buon Signore, incessantemente attento alla sua gloria, e all'utilità di tutti quelli che saranno salvati, con forza e giustizia si oppone ai dannati, che con malizia e astuzia si sforzano di agire contro la volontà di Dio.
Così vidi nostro Signore ridicolizzare la sua malizia e ridurre al nulla la sua impotenza, ed egli vuole che noi pure facciamo così. Davanti a questa visione scoppiai a ridere, e questo fece ridere quelli che mi stavano attorno, e il loro ridere mi fece piacere. Pensai che tutti i miei fratelli cristiani avrebbero dovuto vedere quello che io vedevo. Allora avrebbero riso tutti con me. Ma non vidi Cristo ridere: so bene però che la visione che mi mostrò mi fece ridere, perché compresi che possiamo ridere e trarre da questo conforto, e gioire in Dio perché il demonio è sconfitto. E quando lo vidi ridicolizzare la sua malizia, fu perché fissai il mio intelletto in nostro Signore, e ne ebbi una visione interiore che mi rivelò la verità senza che il suo aspetto subisse alcun mutamento. Poiché, secondo quanto posso capire, questa immutabilità è un venerabile attributo di Dio.
Dopo ciò ridivenni seria, e dissi: «Vedo tre cose: lotta, scherno e fatica. Vedo lotta, perché il diavolo è sconfitto; e vedo scherno, perché Dio lo schernisce, ed egli sarà schernito; e vedo la fatica, in quanto egli è sconfitto mediante la beata passione e morte del nostro Signore Gesù Cristo, che si realizzò attraverso una grandissima fatica e un pesante tormento».

 *Giuliana di Norwich, Libro delle rivelazioni, Milano 1984, estratti dai capitoli VI, VII, X, XI, XIII