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Tutti gli ospiti che giungono al monastero siano accolti come Cristo poiché un giorno il Nostro Signore ci dirà: Ero forestiero e mi avete ospitato. A tutti si renda il dovuto onore RB 53,1

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Cistercense
Dominus Tecum

Triduo 2013 - Letture per vigilie

28/03/2013

Giovedì Santo
DAGLI SCRITTI DI FRÉRE CHRISTIAN DE CHERGÉ

Oggi di quale "martirio" parliamo? A lungo abbiamo inteso questo termine nel senso stretto di una testimonianza di fede esplicita verso Cristo e la dottrina cristiana, fino a versare il sangue. Alcuni "Atti" di martiri ci stupiscono perfino per questa solidità della fede. Viviamo in un'epoca in cui questa non esclude il dubbio, la messa in discussione. A volte, in questi "Atti" c'è un comportamento che ci sconcerta: questi testimoni della fede, questi "martiri", arrivano a essere così duri con i loro giudici! Cosa pensare di questa intrepida consapevolezza di essere dalla parte dei "puri"? E di questa certezza, sovente manifestata, che il persecutore andrà diritto all'inferno? È questo l"'amare i nemici" e il "pregare per quelli che vi perseguitano"?
È strano che si sia dovuto attendere la fine del xx secolo per vedere riconosciuto dalla nostra chiesa il titolo di "martirio" a una testimonianza più di carità estrema che di fede: Massimiliano Kolbe, martire della carità. Eppure la testimonianza di Gesù stesso, il suo "martirio", è martirio d'amore, dell'amore per l'uomo, per tutti gli uomini, perfino per gli assassini e i carnefici, per quanti agiscono nelle tenebre, pronti a trattarvi "come animali da macello", oppure a torturarvi a morte perché avete delle simpatie anche per "gli altri". "Padre, perdonali! Non sanno quello che fanno!" .
Non c'è più grande amore di chi dona la vita per quelli che ama. Meglio farlo prima, e per tutti, come Gesù. Così chi crederà di mettervi a morte non vi prenderà la vita; già prima, a sua insaputa, questo dono era stato concesso, a lui come agli altri. …
Gesù non poteva augurarsi il tradimento di Giuda. Non è forse pagare un prezzo troppo alto per quella che viene chiamata volentieri la "gloria del martirio" il fatto di doverla al gesto omicida di un fratello in umanità?... Gesù non riceve la propria gloria da Giuda. Gli viene dal Padre suo, ed è dovuta alla testimonianza che gli è assolutamente propria, quella dell'innocenza: "Egli non ha fatto nulla di male". Di fronte a quel "martirio", il santo e l'assassino sono solo due ladroni che dipendono dallo stesso perdono. A volte basta pochissimo perché i loro ruoli siano intercambiabili!

Venerdì Santo
DALLE LETTERE DI DON ANDREA SANTORO

«Dov'era Dio?» ... È una domanda seria. Una domanda che ci facciamo quotidianamente davanti a sofferenze di ogni tipo. Una domanda spesso sommessa, segreta, non gridata ma sofferta silenziosamente nell'intimo. Due risposte mi vengono in mente. La prima: Non credo in Dio perché tutto va bene, ma siccome credo in Dio credo che in tutto c'è un bene nascosto che prima o poi verrà a galla. Solo attendo di capirlo. La seconda risposta: chiedere a Dio, davanti al dolore, dove si trova non è una bestemmia ma una preghiera, una legittima richiesta di un uomo piccolo davanti a un Dio troppo grande. La preghiera non è un'invocazione astratta ma la presenza concreta di tutto il nostro essere davanti a Dio, l'offerta di me a Lui così come sono. Il mio urlo, il mio pianto, la mia imprecazione, il mio dubbio, il mio vuoto interiore, il mio peccato che mi umilia, l'ingiustizia che mi calpesta sono la mia preghiera. Li pongo davanti a Lui come li vivo, li innalzo fino al suo trono, li deposito come mi escono dal cuore dentro il Suo cuore... Il mio e il suo cuore si mescolano, il mio e il suo mistero si compenetrano e una luce si prepara, un germoglio nuovo si fa strada dal chicco spappolato sotto terra. A Dio si può dire tutto, perché la preghiera è il mio vissuto e la fede è gettarmi addosso a Lui con tutto il mio peso.… C'è una terza risposta, la più difficile e la più complessa, quella che maggiormente piega la nostra sicurezza, spiazza le nostre logiche più razionali, spezza il nostro orgoglio, la nostra illusione di dominare il mondo, la nostra pretesa di uomini giusti. La risposta è: dietro ad ogni tragedia c'è una tragedia più profonda che coinvolge l'universo intero... Questa tragedia si chiama peccato … Dio, per amore di libertà, ha lasciato spazio al peccato e alla morte che ne è il frutto e i cui segni sono evidenti tanto nell'uomo che nella natura. Ma Dio, per amore dell'uomo, non lo abbandona. Gli invia una forza illuminatrice, risanatrice e divinizzatrice e piega a suo favore le conseguenze tragiche del suo peccato. Dio cioè, che non ha voluto né il male né la morte, lascia al male, alla sofferenza e alla morte il suo corso affinché l'uomo, attraverso essi, si interroghi, si purifichi, e rientri in se stesso. Quando l'uomo chiede a Dio: dove sei?, Dio chiede all'uomo: e tu dove sei? Dove sono io nella tua vita? Dove è il tuo cuore? Dove portano le tue vie? Proprio la morte, da nemica, può diventare amica perché appannando all'improvviso tutto può portare alla luce cose nascoste e porre domande fino allora ignorate... può aprire sentieri sconosciuti e produrre frutti inimmaginati, può riportare a quel Dio da cui ci eravamo allontanati e che per questo ci appariva inesistente o estraneo o muto… Dio veglia sul nostro male perché ne nasca un bene… Dio non guarda dal di fuori il nostro dolore ma ci è entrato dentro in Gesù, "uomo dei dolori", per mostrarci come trasformarlo in una via di luce, per viverlo in noi e farcelo vivere in Lui come strumento di Redenzione e come fonte di vita… Se poi ci mettiamo davanti al dolore innocente e puro come quello dei bambini, allora abbiamo il dovere di interrogarci sul valore di questa innocenza per noi, sulla dignità degli indifesi, sul posto che i più piccoli, i più puri, i più inermi e i più offesi occupano nella storia e nella nostra vita concreta. Se non vogliamo che questa sofferenza innocente si riveli inutile per sempre dobbiamo riscoprire il sangue innocente di Cristo Agnello senza macchia. Il mistero di questo sangue che lava le colpe del mondo ci farà scoprire il mistero di quell'innocenza che si fa carico silenziosamente del male del mondo e lo affoga, come Cristo, nella propria purezza. Apparirà come la vera innocenza, mite umile silenziosa, l'unica in grado di riscattare il mondo dalla falsa innocenza... Ci aprirà finalmente gli occhi su qualcosa che siamo chiamati a cambiare e su vie di luce che siamo chiamati a intraprendere. Potremo capire come trasformare noi stessi il dolore in amore e la nostra sofferenza in uno strumento di vita per il mondo. Le false innocenze, astiose e presuntuose, cadranno e finalmente dall'umiltà potrà nascere una creatura nuova.

Sabato Santo
DAGLI SCRITTI DI FRÉRE CHRISTOPHE LEBRETON, MONACO DI TIBHIRINE

Sono convinto che la Bibbia è un libro di speranza e che leggerlo "ha come risultato la speranza"… In materia di speranza, tutto va ripreso in mano ogni mattino: Ascolta ... spera nel Signore e osserva il suo cammino. Sii forte! Rinsalda il tuo cuore e fatti coraggio! In questo tema, si tratta di Dio - il Santo, l'Altissimo - ma, se lo prego, allora si tratta di te: tu, nostra speranza! È attraverso questo modo particolare di conoscenza - sperare in te - che viene posta, pro-posta, la relazione inaudita: tu, sei tu la nostra speranza. Cioè: eccoci insieme, noi che speriamo un giorno di conoscerti, di vederti in faccia. E noi allora, saremo illuminati dal tuo sguardo.
Dopo aver scritto "Dio", dopo averne enumerato tutti i suoi nomi più belli - pace, luce, misericordia, vita, amore - dirgli "tu" significa impegnarsi nella più folle delle avventure, la più rischiosa, la più felice. Significa cominciare a sperare a partire da nient'altro che da te: "Per essere pronti a sperare in ciò che non inganna, bisogna prima disperare di tutto ciò che inganna". Tu, speranza nostra: allora al cuore di noi stessi si apre un cammino, una pista di felicità: "Strana proprietà della speranza: non è un'incertezza, non è nemmeno un sapere. Non illumina come un faro, piuttosto brilla tremula, come una stella"… la speranza non mente "perché l'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori - come prima in Maria - per mezzo dello Spirito santo" ... Essa opera ciò che io non riesco mai a fare, quel desiderio infinito di te che coinvolge nel suo slancio di vita un distacco, una rinuncia,  una scelta, una solitudine, anche, perché tu mi concedi di dimorare da solo nella fiducia! … "Nascere, è nascere alla speranza". È entrare nel tuo avvenire, e offrirsi affinché avvenga in questo mondo. Che missione, questa felicità! ... Affrontando anche il peggio". Autentica follia: "Dio rigettato (da Israele) non rigetta (Israele). Cosa c'è di più forte per nutrire la speranza?". Il peggio, Gesù non l'ha fuggito. L'ha affrontato, l'ha desiderato fino all'angoscia e alla ribellione. Sulla croce, l'ha accettato come una tavola imbandita, preparata da Dio, suo Padre, "di fronte al nemico" (Sal 22,5). Ci consegna allora il soffio della speranza. Alcune donne, tra cui, in piedi, Maria, sono presenti, così come il discepolo amato. È l'ora della speranza contro ogni speranza. La Chiesa inizia qui: in uno sguardo di speranza verso "colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). Trafitta anche lei, riceve la missione di portare la speranza al pieno compimento, fino alla fine. "Per Cristo, noi crediamo in Dio che l'ha risuscitato ... così che la nostra fede e la nostra speranza sono salde in Dio" (1Pt 1,21)…
Questo servo umile, disprezzato, sfigurato, vedrà la luce e sarà colmato. Lui, nel quale Dio ci è rivelato: Padre... Questo nome di "padre" qui attribuito - con grida e lacrime - a Dio, ci "significa" la speranza che è in Dio stesso. Dio è non solo amore, ma speranza poiché genera. Così questo giusto giustifica i molti ... Si frappone come volto filiale e fraterno. Di fronte ai suoi carnefici, vulnerabile com'è all'amore del Padre, è qui il primo nato di una moltitudine di volti, che ci attira nella sua preghiera di intercessione, di interposizione, e già di azione di grazie. È vero, noi non vediamo, dobbiamo attendere con perseveranza; gemiamo interiormente con tutto il cosmo in un'attesa impaziente. Lasciamo che lo Spirito stesso interceda, e ci insegni a pregare questo tema, in verità, a farlo eucaristia.