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Dominus Tecum

Omelia per la Natività della Vergine - 8 settembre 2013

10/09/2013

Quando si festeggia un compleanno, che se ne sia coscienti o no, si festeggia la vita e si ringrazia il Signore per questo dono. La vita può essere più o meno facile o bella, ogni tanto traversa momenti bui, è impastata di sorrisi e di lacrime, ma in un atto di fede la si ritiene un dono per cui essere riconoscenti, perché, come dice s. Paolo, “noi sappiamo che tutto concorre al bene per quelli che amano Dio”. “Sappiamo” perché la Parola di Dio ce lo dice; non perché ne abbiamo l'esperienza. Ci fidiamo del fatto che da sempre Dio ci ha “conosciuti” e conoscere per Dio significa amare, e ci ha predestinati a essere come suo Figlio, che con la sua nascita da Maria è divenuto Primogenito tra molti fratelli.
Essere figli del Padre, fratelli del Figlio unigenito, predestinati alla gloria divina, questa è la luce, il filo rosso che tiene in piedi la nostra vita; ma è un dono non un diritto. Tanto più che noi non riconosciamo il dono della vita.
Ieri abbiamo digiunato e pregato, su invito del Papa, con tutta la Chiesa e con molti credenti di fedi diverse, perché crediamo che la vita è un dono che non si può buttare via senza disprezzare il Donatore, e che, come ha detto il Papa più volte in questi giorni “la guerra chiama la guerra” e che fa entrare nell'abitudine  del dono buttato via, come le nostre discariche piene di ciò che farebbe vivere più della metà dei nostri fratelli e sorelle.
Siamo quotidianamente difronte a questi drammi, fino ad esserne narcotizzati e non renderci più conto del valore della vita. Fino a quando? “Fino a quando partorirà colei che deve partorire” ci dice il profeta Michea.
Se Dio è il Dio della vita, l'ultima parola sarà sempre alla vita e oggi vediamo nascere la piccola luce dell'alba, che quando partorirà dando la vita al Salvatore farà sorgere sul mondo il Sole di Giustizia che porta la Pace. Perché Cristo è l'unica nostra Pace e noi, cristiani, segnati nel battesimo dal segno di Cristo, siamo chiamati a essere testimoni e portatori di pace. E non lo saremo fino a quando ogni giorno non saremo capaci di porre un gesto di pace, prima nel nostro cuore, poi con Dio e infine, ma direi soprattutto, con i fratelli e sorelle.
Questa è la nostra fede: ogni nostro gesto cristiano, cioè al seguito e nell'imitazione di Cristo nostro Fratello primogenito, porta la salvezza al mondo, che attende nei gemiti e nell'ombra della morte. Fino a quando colei che deve partorire partorirà.
Festeggiando la nascita della Vergine noi ringraziamo Dio perché da lei è sorto il Salvatore, e colei che deve partorire lungo i secoli, colei che deve essere sorgente della vita è la Chiesa di cui noi siamo chiamati ad essere pietre vive.
Festeggiamo, non è un dovere pesante e non è qualcosa che rimane esterno a noi. La festa ci coinvolge.
Non basta fare gli auguri e poi non interessarsene più; un compleanno serve per riallacciare un rapporto che si è un po' affievolito, per riconoscere che la tua vita dipende anche un po' da me.
Maria Regina della vita, Madre della vita, Regina della Pace, Madre dei poveri, degli oppressi, dei perseguitati, dei profughi, dei disperati, Madre della Speranza: facendole oggi gli auguri noi ci facciamo carico con lei della sua missione, come lei si è fatta carico della missione di suo Figlio, che ha dato la sua vita sulla Croce per cancellare ogni lutto, ogni gemito e ogni pianto.
Paolo dice: quelli che ha chiamato li ha anche giustificati (rivestiti della sua giustizia e santità); quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. Questo è il disegno di Dio: non ci  dà la vita per farne una tragedia, un orrore, un peso schiacciante. Siamo noi che la rendiamo tale inconsciamente rifiutandola. Ma lui si è fatto nostro primogenito fra molto fratelli perché seguendolo potessimo rispondere al disegno di gloria e di bella felicità che è strettamente legato alla vita.
Oggi festeggiamo Maria, la Madre. Tutti sappiamo che per una vera madre l'unico regalo desiderato e accettato è la concordia dei figli. Un cuore solo e un'anima sola, dicono gli Atti degli apostoli.  E lei è nostra Madre da quando versando su di lei il suo Sangue Gesù le ha detto: “Ecco tuo figlio”.
Festeggiamo in verità la nostra Madre!