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Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

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Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Dedicazione e consacrazione della chiesa del monastero

Omelia del Vescovo Mons. Giuseppe Guerrini - 20/09/2004

I Lettura: Ne 8,2-4.5-6,8-10
II Lettura: Eb 12,18-19,22-24
Vangelo: Gv 2,13-22

• La Liturgia della dedicazione e consacrazione di una chiesa ci propone delle letture dove al centro non sta un edificio, non sta una costruzione materiale. Addirittura nel brano di Neemia non c'è neppure il riferimento ad un edificio: si è sulla piazza, di fronte alla porta della città. Al centro della pagina sta un libro, o meglio la proclamazione del libro con la spiegazione del senso, e l'assemblea degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere, assemblea che reagisce con l'acclamazione e col pianto. Ma anche il brano della Lettera agli Ebrei non parla di edifici o di tempio, anzi lo esclude per principio: "Non vi siete accostati ad un luogo tangibile". Il riferimento è ad una esperienza di incontro col Mistero stesso di Dio: "Vi siete accostati alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa,... al Dio giudice di tutti,... al Mediatore della Nuova Alleanza... ". E anche il brano del Vangelo, questo sì ambientato nel tempio materiale, concreto di Gerusalemme, ci strappa da questo riferimento di pietre, legno e arredi preziosi: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere... Egli parlava del tempio del suo corpo".
Quello che conta non è anzitutto il tempio, l'edificio, pur bello, pur armonico, pur ben ornato. Quello che conta è l'ascolto della Parola, è l'accostarsi al mistero di Dio, è l'incontro con Cristo e la fede in Lui •"Credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù", è la comunità che attorno a Cristo e alla sua parola si riunisce.
• E allora il significato del tempio? Sta proprio nel suo valore evocativo e simbolico di essere luogo nell'incontro, dell'accostamento al Mistero, della comunità creata dallo Spirito Santo attraverso l'ascolto della Parola e la Comunione col Pane spezzato. E il Rito della Dedicazione ci aiuterà a cogliere questi aspetti. _
• La Comunità, l'Assemblea cristiana anzitutto. Siamo noi, con le nostre variegate provenienze, i nostri cammini personali. Siamo noi, in particolare l'Ordine Cistercense, ma anche la Chiesa che è in Saluzzo. E poi la Comunità cristiana che ha percorso la storia di questi duemila anni e la geografia dei diversi paesi, che sarà evocata e invocata nelle Litanie dei Santi. E ancora questa storia di fede, di santità e di testimonianza che viene richiamata dalle reliquie dei Santi che saranno deposte sotto l'altare. Mi pare bello e significativo ricondurre questa Chiesa monastica ad alcune radici che affondano in un passato di fede: la prima radice, breve, solo due secoli e mezzo la colgo nel luogo in cui siamo, nella cappellina del "Dominus tecum".
Una seconda radice la colgo nella nostra Chiesa di Saluzzo: cinquecento anni, ma che nasce da un tessuto già preesistente di parrocchie e comunità: Villar di Bagnolo risale al sec. XII.
E poi la radice dell'Ordine Cistercense, fino a S. Bernardo e più giù ancora, fino a S. Benedetto. E infine la radice di Lérins, che affonda la sua presenza di fede e di vita monastica fino all'inizio del V secolo, 1600 anni fa. Tutte radici che rimandano al Signore Gesù, alla sua signoria sul mondo e sulla storia.
• E il Rito dirà energicamente la signoria di Cristo attraverso tre riti che seguiranno la grande preghiera dedicatoria: l'unzione dell'altare e delle pareti della chiesa, col crisma, segno di Cristo, unzione che dice forza, armonia, bellezza. E poi l'incensazione dell'altare e della chiesa: la tua Chiesa spanda nel mondo la soave fragranza di Cristo. E infine l'illuminazione, la luce di Cristo risplenda nella Chiesa e giunga a tutti i popoli la pienezza della verità.
• Celebriamo dunque questi riti. Tutto ci riconduce alla centralità di Cristo. La croce e l'altare. Diventi quindi atto di fede: è lui il Mediatore della Nuova Alleanza, che ci asperge col suo Sangue, dalla voce più eloquente di quello di Abele. Ascoltiamo l'eloquenza di questa voce che ci parla di un dono e di una presenza dove cogliamo l'amore, la misericordia, la bontà, l'abbandono fiducioso al Padre. E' l'atteggiamento di Maria, la sicurezza del Dominus tecum, che diventa: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Questa edificio, questa chiesa e il monastero, dicano sempre con forza la consapevolezza della presenza, siano luoghi in cui sperimentare la gioia del Signore, che è la nostra forza.