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A Dio, non a sé, attribuire il bene di cui ci si riconosce capaci. RB 4,42

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Dominus Tecum

I domenica di Quaresima: la conversione

Gen 9,8-15 Sal 24 1Pt 3,18-22 Mc 1,12-15 - 01/03/2009

La quaresima è la celebrazione del cambiamento di rotta che sappiamo di poter sperare. Un desiderio ci abita e questo è il tempo opportuno per lasciargli spazio. L’immagine di Dio che custodiamo in noi è la sorgente del nostro desiderio. La sua pienezza è nella piena maturità di Cristo. La liturgia dichiara subito le sue intenzioni quando chiama la quaresima “segno sacramentale della nostra conversione”. La scelta dei brani della scrittura ci racconta l’itinerario che stiamo per cominciare e ci mostra l’orizzonte in cui ci muoveremo.
Gesù è gettato nel deserto dallo Spirito Santo (cfr Mc. 1,12). In poche parole l’evangelista Marco ci da il titolo della vicenda che stiamo per rivivere con gesti e le parole tipici di questo tempo liturgico. Siamo gettati nel deserto per andare alla montagna di Dio. Non si tratta più del Sinai ma è il Golgota dove Dio mostra il suo volto e sancisce la nuova ed eterna alleanza. Non riceveremo le tavole di pietra, ma la legge sarà scritta nei cuori per mezzo dello Spirito. Il deserto è il luogo della rottura con il passato. È la possibilità offerta alla novità radicale. Non c’è continuità immediata fra la terra della schiavitù e quella della libertà. La terra promessa, dove scorre latte e miele, non confina con l’Egitto, a cui i figli di Giacobbe sono stati costretti dalla carestia. È necessaria una fuga senza rimpianti. È opportuno porre una distanza che segni una differenza . Il deserto non è da abitare, ma da attraversare per segnare uno stacco. Gesù è gettato nel deserto per attraversare per primo. È il primogenito di molti fratelli. Ci chiama oltre la frattura necessaria: “Convertitevi”. Ci indica la terra promessa: “Credete al vangelo”. Siamo qui solo all’inizio. Al culmine c’è l’attraversamento della morte, la Pasqua.
Un avversario si presenta a negare il passaggio. È l’accusatore che ci accusa davanti a Dio giorno e notte e che il sangue dell’Agnello sta per vincere (cfr Ap. 12, 10-11). Il Satana a cui accenna S. Marco prenderà il volto i tutti quelli che si opporranno a Gesù e di quelli che lo abbandoneranno. Grazie a loro Gesù sarà protagonista di un processo ingiusto in cui l’innocente sarà condannato. Lo Spirito di Dio non sottrae a questa lotta, anzi, in modo misterioso, la provoca. “Figlio mio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir. 2,1). Qui sta la differenza fra lo Spirito Santo e il tentatore. Quest’ultimo invita a fuggire. Colui che è sospinto dallo spirito sa che c’è altro oltre le paure, le nostalgie, le invidie. Il Figlio prediletto traccia il sentiero e lascia delle orme su cui ogni credente potrà mettere i suoi piedi. Il racconto della passione ci metterà di fronte ad un confronto che per il momento è soltanto accennato.
Non tutto, però è contro Gesù. Le bestie selvatiche sono al suo servizio. Gesù approfitta è dell’alleanza stipulata fra Dio e Noè ( cfr I lettura). È la prima delle alleanza che segnano la storia della salvezza prima di Gesù e che il lezionario di quest’anno ci propone nelle prima lettura i queste domeniche di quaresima. Seguiranno altri incontri che arricchiscono il tesoro del popolo credente: Abramo sul monte Moria; Mosé sul Sinai; gli esuli che tornano alla loro terra;Geremia e l’annuncio della nuova alleanza. Noè vede lanciato un arco sulle nubi. Sotto quest’arco anche la solitudine aspra del deserto è abitata dall’amicizia delle bestie selvatiche e fra i dirupi si scorge un sentiero. Il salmo 24, con cui rispondiamo al racconto del cielo pacificato dopo il diluvio, ci fa dire che “tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà”. Invochiamo il Signore che ci faccia conoscere le sue vie di salvezza e scopriamo di essere già stati esauditi. Nella seconda lettura S. Pietro ci ricorda come il sentiero più difficile quello, attraverso la morte, è già stato aperto “una volta per sempre”. “Cristo, messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito” andò a cercare coloro che erano prigionieri fin dal tempo di Noè (cfr II lettura: I Pt 3,18-20). Questo annuncio ci lancia verso la meta della quaresima: la notte di Pasqua e la celebrazione del battesimo. In quell’acqua, siamo passati dalla morte alla vita “in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”.
Leggo da un libro di poesie “ Mentre ero a Dublino James mi ruppe una bottiglia di birra in testa. 45 giorni ci coma. Mi svegliai paralizzato, ma ero nato una seconda volta. Mi sono sentito una persona migliore e ho visto da dall’esterno tutti i difetti della mia prima vita” (cfr Guido Nasi “Nuoto un po’ di felicità /in un mare di lacrime”, ed. Altromondo). Ci sono quaresime con liturgie proprie. Ci sono fratture e traumi che attendono di diventare traversate... per nascere una seconda volta. Sospinti dallo Spirito entriamo nel deserto mettendo i nostri passi sulle orme di Gesù.