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Tutti gli ospiti che giungono al monastero siano accolti come Cristo poiché un giorno il Nostro Signore ci dirà: Ero forestiero e mi avete ospitato. A tutti si renda il dovuto onore RB 53,1

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Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XXI

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 22/04/2009

filippesi 2,7-8

"apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce."

Gesù, Figlio del Dio vivente, infinito e onnipotente, per natura uguale al Padre, Re di Gloria, per la nostra salvezza e quindi per amore per noi si è svuotato non perdendo la Sua natura divina, ma comprimendosi (come dicono i Padri) nella natura umana. Tutta la Sua vita umana ha nascosto la Sua Gloria divina. Ha assunto la natura di servo per combattere colui che gridando: “non servirò”, si è voluto paragonare a Dio e rendersi indipendente. L'accento di questo inno è su questa opposizione di Dio all'orgoglio diabolico e umano. Lucifero e Adamo non hanno voluto essere servi e hanno perso il loro splendore, sono entrati nel regno della morte. Il Figlio di Dio si è fatto servo per ridare splendore al volto dell'uomo.
Perché la beatitudine è servire Dio e la gloria è appartenere a Lui. Come dice la Regina di Saba: “Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri (servi) che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza” (1 Re 10, 8). L'uomo come Lucifero non ha voluto servire Dio, allora Dio è venuto a servire l'uomo. E per sottolinearne il modo Paolo continua: si è fatto obbediente. Tutti questi termini sono in crescendo per sottolineare l'opera di ristauro dell'uomo: “Perché tu possa far ritorno con la fatica all'obbedienza a colui del quale ti eri allontanato con l'inerzia della disobbedienza” dice la Regola (RB p 2).
Di tutti i peccati dell'uomo, quello radicale che ha fatto nascere tutti gli altri è stata la disobbedienza orgogliosa. Cristo Gesù ha voluto rimettere in piedi l'uomo con una umile obbedienza. Ha voluto restaurare l'amore nel cuore dell'uomo e non esiste amore più grande di quella obbedienza che liberamente e volontariamente si dona all'amato: Gesù-uomo si è donato al Padre, volendo fare tutto quello che il Padre desiderava, cioè la salvezza dell'uomo. L'amore per il Padre l'ha portato a una così grande obbedienza, che si è fatto obbediente anche agli uomini amandoli con l'amore stesso del Padre, “e stava loro sottomesso” (Lc 2, 51).
Gesù non è stato solo obbediente verso il Padre celeste, ma senza mai cedere sui diritti del Padre e sulla verità, è stato obbediente agli uomini. E Paolo sottolinea “fino alla morte e alla morte di croce”. Una volta salvati i diritti del Padre, Gesù di sé ha dato tutto, obbediente fino alla morte. Non c'è stato amore più grande. Con questa Sua obbedienza ha stracciato il documento del debito d'Adamo e ha riportato l'umanità all'amicizia col Padre. La croce è l'arma che ha spezzato le spade di fuoco dei cherubini che impedivano l'accesso al “giardino”, al palazzo del Re, alla tavola di festa della Trinità.