Logo Dominustecum

I monaci si prevengano nello stimarsi a vicenda. RB 72,4

fotogallery
Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Quaresima 2013 - Letture per Vigilie (6)

19/03/2013

Dalle Rivelazioni di Giuliana di Norwich*

La felicità l'abbiamo per grazia e per misericordia, e una tale felicità noi non avremmo mai potuto né averla né conoscerla se quella proprietà di Dio che è la bontà non fosse stata ostacolata: da qui viene a noi questa felicità. Fu permesso alla malvagità di insorgere e di opporsi a quella bontà; e la bontà piena di misericordia e di grazia reagì contro quella malvagità, e trasformò tutto in bontà e gloria per tutti quelli che saranno salvati. Poiché è caratteristico di Dio fare il bene contro il male. Così Gesù Cristo, che fa il bene contro il male, è la nostra vera Madre: noi riceviamo il nostro essere da lui, dove inizia il fondamento della maternità, con tutta la dolce protezione dell'amore che ne consegue senza fine. Come Dio è veramente nostro Padre, così Dio è veramente nostra Madre: questo mi fu da lui mostrato in tutte le rivelazioni, ma particolarmente in quelle dolci parole in cui dice: «Sono io», cioè «Sono io, la forza e la bontà della paternità, sono io, la sapienza e la gentilezza della maternità, sono io, la luce e la grazia che è tutto amore beato; sono io, la Trinità, sono io, l'unità; sono io, l'alta sovrana bontà di ogni specie di cosa, sono io che ti spingo ad amare, sono io che ti spingo a desiderare, sono io, l'infinito compimento di ogni tuo vero desiderio». L'anima è infatti altissima, nobilissima e gloriosissima, quando è umilissima, dolcissima e sommamente mansueta.
E da questo fondamento sostanziale noi riceviamo nella nostra sensualità tutte le virtù per dono di natura e con l'aiuto e il soccorso della misericordia e della grazia, senza le quali non possiamo fare alcun progresso. Il nostro nobile Padre, Dio onnipotente, che è l'essere stesso, ci conosce e ci ama da prima del tempo. In questa conoscenza, nella sua mirabile e profondissima carità, per il preveggente eterno consiglio di tutta la beata Trinità, egli volle che la seconda persona diventasse nostra Madre, nostro fratello e nostro salvatore. Da questo ne consegue che come Dio è veramente nostro Padre, così Dio è veramente nostra Madre. Nostro Padre vuole, nostra Madre opera, il nostro buon Signore lo Spirito Santo conferma. E perciò è nostro compito amare il nostro Dio nel quale abbiamo il nostro essere, ringraziandolo con riverenza e lodandolo per averci creati, come è nostro dovere pregare con forza nostra Madre per ottenere misericordia e pietà, e il nostro Signore lo Spirito Santo per avere aiuto e grazia; perché in queste tre cose è tutta la nostra vita: natura, misericordia e grazia, da dove deriviamo mitezza, pazienza e pietà, e odio per il peccato e la malvagità: è proprio infatti della virtù odiare il peccato e la malvagità…
Io intesi tre modi di contemplare la maternità in Dio. Il primo è considerare il fondamento della creazione della nostra natura, il secondo è l'assunzione della nostra natura, e qui comincia la maternità della grazia, il terzo è la maternità nell'operare. E qui c'è un espandersi sostenuto dalla medesima grazia in lunghezza e larghezza, in altezza e profondità, senza fine: e tutto è un solo amore. 

***

E quanto alla nostra nascita spirituale egli usa una tenerezza ancora maggiore nel custodirci, qualcosa di incomparabile, tanto più che la nostra anima è ai suoi occhi più preziosa. Egli illumina il nostro intelletto, prepara la nostra strada, ci allevia la coscienza, ci conforta l'anima, ci accende il cuore e ci dà una parziale conoscenza e amore della sua beatissima divinità, con una memoria soave della sua dolce umanità e della sua beata passione, con una cortese meraviglia per la sua alta insuperabile bontà, e ci porta ad amare tutto quanto egli ama per amore di lui, e ad essere completamente soddisfatti di lui e di tutte le sue opere. E quando cadiamo, egli rapidamente ci risolleva con il suo abbraccio d'amore e il tocco della sua grazia. E quando siamo stati rafforzati da tutto questo dolce lavoro che fa in noi, allora scegliamo con decisione, aiutati dalla grazia, di stare con lui, per servirlo ed amarlo costantemente, senza fine.
Eppure, con tutto ciò, egli permette che alcuni di noi cadano in un modo più brutto e rovinoso di quanto non sia capitato prima, almeno così ci sembra. E allora, noi che non siamo del tutto accorti, pensiamo che quanto abbiamo iniziato a fare sia tutto inutile. Ma non è così, perché è necessario che noi cadiamo, ed è necessario che ce ne rendiamo conto: se infatti non cadessimo non riusciremmo a capire quanto siamo deboli e miseri se lasciati soli, e neppure conosceremmo pienamente l'amore meraviglioso del nostro creatore.
Poiché vedremo veramente nell'eternità del cielo che noi abbiamo gravemente peccato in questa vita, e nonostante ciò vedremo veramente che questo non ci ha mai tolto il suo amore, né mai è diminuito per lui il nostro valore. E attraverso la prova della caduta avremo una conoscenza alta e meravigliosa dell'amore che è eternamente in Dio: forte e davvero meraviglioso è quell'amore che non può e non vuole spezzarsi davanti all'offesa. E qui capii un primo vantaggio della caduta. L'altro è l'umiltà e la mitezza che la vista del nostro peccato ci procura, perché con esse noi saremo grandemente esaltati in cielo, e a quella altezza non saremmo mai arrivati senza questa umiltà. E dunque è necessario che vediamo il peccato: se non lo vediamo, anche se cadiamo, questo non ci è di alcun vantaggio. E comunemente avviene che prima noi cadiamo, poi vediamo la caduta: tutte e due le cose vengono dalla misericordia di Dio.
Una madre può lasciare che il bambino cada qualche volta e soffra diversi disagi, e questo per il suo bene, ma non  può mai permettere, per l'amore che gli porta, che il bambino cada vittima di un qualsiasi pericolo. E anche se la nostra madre terrena può lasciar morire il suo bambino, la nostra Madre celeste, Gesù, non può mai permettere che i suoi figli periscano, perché egli è onnipotente, tutta sapienza e amore, e così non c'è nessuno se non lui, sia benedetto!
 
***

Avevo prima una grande brama e un gran desiderio di essere liberata, per dono di Dio, da questo mondo e da questa vita. Perché spesso vedevo l'afflizione che c'è qui, e la gioia e il benessere che ci sono lassù; e se anche non ci fosse stata in questa vita altra pena all'infuori dell'assenza di nostro Signore, mi sembrava talvolta che questo fosse più di quanto io potevo sopportare, e questo mi portava a lamentarmi e ad ardere dal desiderio, e inoltre per la mia miseria, indolenza: e stanchezza, perdevo il gusto di vivere e di lavorare come avrei dovuto. A tutto questo il nostro cortese Signore rispose per infondermi conforto e pazienza, e disse queste parole: «Improvvisamente sarai liberata da tutte le tue pene, da tutta la tua malattia, da tutte le tue inquietudini e da tutta la tua afflizione. E giungerai quassù, e avrai me come tua ricompensa, e sarai ricolma di gioia e di felicità, e non proverai più alcuna specie di pena, né alcuna specie di malattia, né alcuna specie di dispiacere, né mancanza di volontà, ma gioia eterna e felicità senza fine. Perché dunque dovrebbe pesarti il soffrire per un poco, dal momento che questo è la mia volontà e torna a mio onore?»
E in queste parole: «Improvvisamente sarai liberata», io vidi che Dio ricompensa l'uomo per la pazienza che ha nel rispettare la volontà e l'ora di Dio, e che l'uomo allunga la sua pazienza per tutto il tempo della sua vita poiché non conosce il momento della sua morte. Questo è un grande vantaggio, perché se l'uomo conoscesse la sua ora, non avrebbe pazienza fino a quel giorno. E ancora Dio vuole che fino a che l'anima è nel corpo essa abbia l'impressione che in qualsiasi momento possa essere portata via. Perché tutta la vita e tutto il nostro languire qui è solo un istante, e quando saremo improvvisamente tolti dalla pena e portati nella felicità, allora il dolore non sarà più niente…
Egli vuole infatti che noi siamo consolati in una gioia senza pari. Questo egli lo mostrò in queste parole: «E tu verrai quassù, e avrai me come tua ricompensa, e sarai ricolma di gioia e di felicità».
È volontà di Dio che noi poniamo la punta del nostro pensiero in questa beatissima contemplazione, tutte le volte che lo possiamo e fino a quando riusciamo a rimanere in essa con la sua grazia, perché questa è una beatissima meditazione per l'anima che è guidata da Dio, e dà a lui una grande gloria per tutto il tempo in cui essa dura…
È volontà di Dio che noi accogliamo le sue promesse e il suo conforto nella misura più larga e più grande possibile; e vuole anche che noi accettiamo i nostri indugi e le nostre desolazioni nel modo più leggero possibile, trattandoli come cose da niente. Poiché quanto più tranquillamente li accettiamo, e quanto meno importanza diamo loro per amore di lui, tanto meno sofferenza ne avremo quando li sperimentiamo, e tanto più ringraziamento e ricompensa ne ricaveremo.

***

La nostra fede è contrastata in diverse maniere per colpa della nostra cecità e a causa dei nostri nemici spirituali, interni ed esterni. E perciò il nostro caro amore ci aiuta con una luce spirituale e con un vero insegnamento in diverse maniere, interne ed esterne, così che noi possiamo conoscerlo. E quindi, in qualsiasi maniera egli ci ammaestri, vuole che noi lo percepiamo con saggezza, lo riceviamo con dolcezza e rimaniamo fedelmente in lui. Poiché al di sopra della fede non rimane alcun bene in questa vita, a quanto mi è dato di vedere, e al di sotto della fede non c'è salvezza per l'anima. Ma nella fede vuole il Signore che noi rimaniamo, perché sono la sua bontà e la sua azione che ci mantengono nella fede, ed è con il suo permesso che il nostro nemico spirituale mette alla prova la nostra fede rendendoci così più forti. Poiché se la nostra fede non incontrasse ostilità non meriterebbe alcuna ricompensa: così è quanto ho capito delle intenzioni del Signore.
Felice, gioioso e dolce è il beatissimo e amabile volto di nostro Signore verso le nostre anime, poiché egli ci contempla viventi nel desiderio d'amore, e vuole che la nostra anima gli mostri un'espressione felice, per ricompensarla come si merita. E io spero che egli vorrà con la sua grazia attrarre sempre più l'aspetto esterno verso l'interno così da farci una cosa sola con lui e tra di noi in quella vera eterna gioia che è Gesù.
Ricordo tre espressioni del volto di nostro Signore. Il primo è il volto della passione come lo mostrò quando era con noi in questa vita nel momento in cui moriva; e benché questo aspetto sia mesto e triste, tuttavia rimane felice e gioioso, perché egli è Dio. La seconda espressione del volto è di pietà, tenerezza e compassione, e così si mostra a tutti quelli che lo amano, assicurando la certezza della protezione a tutti quelli che hanno bisogno della sua misericordia. La terza espressione è quella del beatissimo volto che vedremo per tutta l'eternità, e questa venne mostrata molto spesso e per molto tempo. E così nel momento del nostro dolore e della nostra afflizione, egli ci mostra il volto della sua passione e della sua croce, aiutandoci a portare la nostra con la sua forza beata. E nel momento in cui pecchiamo egli ci mostra il volto della compassione e della pietà, e così ci custodisce con la sua potenza e ci difende da tutti i nostri nemici. E queste due sono le espressioni usuali che egli ci mostra in questa vita, unendo ad esse la terza, cioè il suo volto beato simile in parte a come sarà in cielo; e questo avviene per il tocco di grazia e la luce soave della vita spirituale, con il che noi siamo custoditi nella vera fede, speranza e carità, nella contrizione e nella devozione, così come nella contemplazione e in tutte le specie di gioia vera e di dolce consolazione. Il beatissimo volto di Dio nostro Signore opera tutto questo in noi con la sua grazia.
 
***

Compresi che ci sono quattro specie di timori. Uno è la paura che prende all'improvviso un uomo per la sua fragilità. Questo timore fa bene, perché aiuta l'uomo a purificarsi, come fa la malattia fisica o qualsiasi altra sofferenza che non sia il peccato: tutte queste pene giovano all'uomo se sono sopportate con pazienza. Il secondo è la paura del dolore, che scuote l'uomo e lo sveglia dal sonno del peccato: infatti l'uomo che è sprofondato nel sonno del peccato non è in grado in quel momento di ricevere il soave conforto dello Spirito Santo fino a che non sia preso dalla paura della sofferenza, della morte fisica e dei nemici spirituali. Questo timore ci spinge a cercare il conforto e la misericordia di Dio: così questo timore ci aiuta come un punto di partenza e ci rende capaci di giungere alla contrizione sotto il tocco beatissimo dello Spirito Santo. Il terzo è il timore che nasce dal dubbio. Questi dubbi, proprio perché ci trascinano nella disperazione, Dio vuole che li trasformiamo in amore aiutandoci con la conoscenza del vero amore, voglio dire che l'amarezza del dubbio deve essere trasformata nella dolcezza di un amore gentile, per opera della grazia, poiché non potrà mai piacere a nostro Signore che i suoi servi dubitino della sua bontà. Il quarto è il timore riverente, e non c'è alcun timore che piaccia tanto a Dio quanto il timore riverente, e questo è blando: quanto più lo si possiede tanto meno lo si avverte, per la dolcezza dell'amore. L'amore e il timore sono fratelli, e le loro radici sono state piantate in noi dalla bontà del nostro creatore, ed essi non saranno mai strappati da noi in eterno. La natura ci porta ad amare, la grazia ci porta ad amare; così la natura ci porta a temere, e la grazia ci porta a temere. È proprio della sovranità e della paternità essere temute, così come è proprio della bontà essere amata: ed è proprio del nostro essere suoi servi e suoi figli temerlo per la sua sovranità e paternità, così come è doveroso amarlo per la sua bontà. E benché questo timore riverente e questo amore non siano una cosa sola, ma due, sia come essenza che come modo di operare, tuttavia nessuno dei due può stare senza l'altro.
E perciò sono convinta che colui che ama teme, anche se quasi non se ne rende conto. Tutti gli altri timori che ci si presentano, e che non sono il timore riverente, anche se assumessero il colore della santità, non sono veri come questo: e per conoscerli bisogna distinguerli. Il timore che ci fa fuggire in fretta da tutto ciò che non è buono e ci fa cadere nell'abbraccio di nostro Signore, come il bambino nelle braccia di sua madre, con tutta la forza della nostra volontà e della nostra mente, consci della nostra debolezza e del nostro grande bisogno, e consapevoli della sua eterna bontà e del suo amore beato, cercando solo in lui la salvezza, attaccandoci a lui con ferma fiducia, il timore che ci fa agire così è gentile, amabile, buono e vero; tutto ciò che è contrario a questo o è sbagliato, o ha in sé qualche cosa di sbagliato. Allora il rimedio è conoscere le due possibilità, e rifiutare il timore sbagliato.

***

lo vidi che Dio può fare tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno, e queste tre sono le cose che io direi necessarie: l'amore, il desiderio e la pietà. La pietà e l'amore ci proteggono nel tempo del bisogno, e il desiderio nel medesimo amore ci trascina verso il cielo. La sete di Dio è di avere tutti gli uomini in sé, ed è per questa sete che egli ha attratto a sé le anime sante che ora sono nella felicità. E così, radunando i suoi membri che sono ancora in questa vita, continua ad attrarre e a bere, e tuttavia rimangono in lui la sete e il desiderio.
Vidi tre specie di desideri in Dio, e tutti e tre hanno il medesimo fine: Il primo è il desiderio di insegnarci a conoscerlo e ad amarlo sempre di più, e questo è conveniente e utile per noi. Il secondo è il desiderio di vederci nella felicità come sono le anime quando in cielo sono liberate dal dolore. Il terzo è il desiderio di riempirci di felicità, e questo si realizzerà nell'ultimo giorno con una pienezza che durerà per sempre. Poiché io vidi, come del resto sappiamo dalla nostra fede, che allora la pena e il dolore saranno finiti per sempre per tutti quelli che si salvano. E non solo noi riceveremo la stessa felicità che le anime avevano già avuto in cielo, ma ne riceveremo una nuova che fluirà abbondantemente da Dio per riversarsi in noi fino a ricolmarci.
E questi sono i beni che egli ha stabilito di darci fin da prima del tempo. Questi beni sono ora nascosti e custoditi come un tesoro in lui, perché fino a quel giorno la creatura non è né capace né degna di accoglierli. In questo dobbiamo vedere la vera causa di tutte le imprese che Dio ha fatto, e inoltre dobbiamo vedere la causa di tutte le cose che egli ha tollerato. E la felicità e l'appagamento saranno così profondi e così sublimi che per la meraviglia e lo stupore tutte le creature avranno di fronte a Dio un timore riverente così grande, superiore a tutto quanto si è visto o sentito prima, che le colonne del cielo tremeranno e vacilleranno...
Questa contemplazione rende la creatura straordinariamente mite e dolce: per questo è volontà di Dio - e deve essere anche la nostra volontà, sia in ragione della natura che della grazia - che giungiamo alla conoscenza di queste cose, coltivando insieme il desiderio di vederle operanti nella realtà. Questo infatti ci guida sulla retta via, ci mantiene nella vera vita, e ci unisce a Dio. E come Dio è buono, così è anche grande: e come è proprio della sua divinità l'essere amata, così è proprio della sua grande maestà l'essere temuta. Questo timore riverente è infatti il più bell'omaggio di cortesia che ci sia in cielo al cospetto di Dio. E come allora egli sarà conosciuto e amato in misura molto superiore a quanto non lo sia adesso, così sarà anche temuto in una misura superiore all'attuale. Ecco perché tutto il cielo e tutta la terra tremeranno e vacilleranno quando le loro colonne tremeranno e vacilleranno.

*Giuliana di Norwich, Libro delle rivelazioni, Milano 1984, estratti