
Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

Lettera di S.Paolo ai Filippesi VII
Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 11/03/2009
Filippesi 1,14
"in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno."
Le catene e la gioia di Paolo, il suo coraggio e la serenità hanno un effetto fortificante sulla comunità. Il cristiano testimonia e edifica la Chiesa in ogni situazione. Non ci sono circostanze avverse per il vangelo, salvo il lamentarsi, lo scoraggiarsi, il pretendere che la storia segua un altro cammino.
Con la sua croce Gesù ci fatto capire che “tutto concorre al bene di quanti lo cercano”. La penitenza e l'ascesi quaresimale stimolano la nostra fiducia; se volontariamente o involontariamente manchiamo o soffriamo per qualche cosa, non è perché la sofferenza in sé ha un valore meritorio, ma perché in ogni caso, nel benessere o nella penitenza, nella salute o nella malattia, nel successo o nelle persecuzioni testimoniamo Cristo. Il nostro amore personale, pronto a rinunciare a tutto per Lui, e la nostra obbedienza fanno sì che in tutto Cristo sia glorificato e il mondo salvato.
Per questo Paolo può dire: “in tal modo la maggior parte dei fratelli incoraggiati nel Signore dalle mie catene, andassero ad annunciare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno”.
Mentre ci si aspetterebbe uno smarrimento, la paura, il tirarsi indietro, è tutto il contrario. E la chiave è “incoraggiati nel Signore” e fiduciosi nel Signore.
Non è l'eroismo di Paolo che incoraggia, ma la prova ci provoca a raddoppiare la fiducia nel Signore. E questo è opera dello Spirito Santo che il Risorto ha dato alla sua Chiesa. Al momento della croce di Gesù i discepoli si sono scoraggiati e sono fuggiti abbandonando la speranza. Eppure il coraggio di Gesù era più grande di quello di Paolo, ma lo Spirito che fortifica i cristiani non era ancora stato dato.
Non è dunque eroismo umano, ma forza nello Spirito Santo, che ancora oggi ci fa meravigliare quando vediamo i nostri fratelli tenere fermi nella persecuzione, come i fratelli di Tiberine, e i cristiani perseguitati con rischio di morte in tanti paesi.
Ma anche nella nostra vita lo Spirito vuole agire aumentando lo zelo quando le situazioni singole o comunitarie sembrano più difficile. Mai possiamo scoraggiarsi perché il Signore c'è sempre e saremo folli a fidarci delle nostre sole forze.
Questi fratelli incoraggiati e non impauriti dalle catene di Paolo ardiscono annunciare il Vangelo con uno zelo raddoppiato e senza timore.
Questa è la carità: offrire ai persecutori la Parola della salvezza, con questo si benedice chi ci maledice e si fa del bene a chi ci fa del male.
Spogliati di tutto, come nei campi di sterminio, nei lager, ecc, quando non si può dare nulla e fare nessun gesto di servizio, con la parola o almeno con l'atteggiamento di un corpo illuminato dallo Spirito che lo abita, si può annunciare il Vangelo.
E questo anche in situazioni non drammatiche, ma d'ostilità, incomprensioni, antipatie ecc, che possono capitare, Dio non voglia, anche in comunità, sempre si può e si deve annunciare la Parola.