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Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

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Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XXXIII

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 20/05/2009

Filippesi 2,15-16.

"perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato."

Usando termini che ricordano il giusto dell’Antico Testamento o l’uomo retto (pensiamo all’inizio del salmo 118: “beato l’uomo di integra condotta” o il 100: “camminerò con cuore integro”, e tanti altri passi che parlano dell’integrità che è sinonimo di “immacolato”) Paolo invita a diventare ciò che si è già.
Per il battesimo siamo figli di Dio: è un dono ricevuto gratuitamente; ma questo fatto non toglie che con la nostra libera volontà e l’impegno nel cammino noi raggiungiamo ciò che siamo.
Anche Agostino dice all’incirca: Diventa ciò che sei: il corpo di Cristo.
E qui Paolo non mette come conquista umana con diritto di premio la filiazione divina, ma chiede ai suoi amici di vivere una vita che mette in luce, fa risplendere ciò che sono per grazia.
La generazione perversa e degenere non è un disprezzo per chi non crede, ma una messa in guardia contro l’influenza negativa che può avere la mentalità ambiente su un cristiano che rischia di venire condotto a perdere la luce della sua testimonianza e ad essere opaco, per cui il dono di Dio non ha più brillantezza.
Invece dobbiamo splendere come astri nel mondo.
L’urgenza di non mormorare richiamata nei versetti precedenti, mostra che il cristiano è un uomo contento nelle avversità, che non si oppone a un cammino di carità che per forza comprende la croce, che non si lascia influenzare da chi boicotta il cammino cristiano, come nel deserto boicottavano la guida di Mosé. Allora nel buio della mediocrità la gioia, la fiducia, la speranza, il coraggio, la carità, la perseveranza sono una luce che illumina come le stelle nella notte e il sole di giorno.
Dopo la parabola della zizzania Gesù dice: “Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del padre loro” (Mt 13,43) e nel discorso della montagna: “così splenda la vostra luce davanti agli uomini e rendano gloria al padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16) e nell’Apocalisse: “il Signore Dio li illuminerà” (22,5).
E’ dunque un tema importante, non di una gloria fine a se stessa, ma, finché si è sulla terra, una luce per l'annuncio del Vangelo. Paolo infatti dice: “tenendo alta la parola di vita”.
Questo ci ricorda la luce posta sul candelabro e non sotto il moggio che splende e fa risplendere il buio di una casa.
Il cammino immacolato, irreprensibile, integro, senza mormorazioni, critiche o contestazioni, fa risplendere i figli di Dio e rende luminoso il mondo.
Paolo usa qui, come unica volta, il termine Parola di vita, molto significativo. In un mondo addormentato, spento, oscuro, la Parola di Dio è seme di vita, è Risurrezione e i cristiani sono chiamati a tener alta la fiaccola affinché il mondo riconosca che è chiamato alla vita e alla filiazione divina.