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Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi XLIII

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 15/07/2009

Filippesi 3,14-16.

"corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea."

Paolo dunque corre, si lancia verso la meta, senza tener conto di ciò che ha già fatto. Come se se dicessimo sono arrivato a 25-30 anni di vita monastica e ho già dato una buona misura.
Nessuno come Paolo avrebbe potuto contare sui “meriti acquisiti” ma non ha ancora afferrato Cristo, da cui è stato afferrato e corre, si protende con tutte le sue forze fisiche e spirituali per abbracciare Cristo.
Così noi dobbiamo pensare che “il bello deve ancora venire”, che l’incontro con Gesù, incontro che si rivela ogni giorno di più, dà bellezza ai nostri giorni futuri di cui quelli passati non sono che una pallida preparazione.
Paolo poi conclude questa sezione in un modo sorprendente, quanti siamo perfetti pensiamola così e se pensate diversamente anche in questo Dio si manifesterà, si farà capire. Sennonché al punto in cui siamo giunti continuiamo sulla stessa linea.
Ci può essere una vena polemica: chi si crede perfetto e la pensa a modo suo, viene da dirgli vada avanti per conto suo.
Ma penso che questi versetti a noi possono dire qualcosa sul nostro modo di vivere insieme.
Tutti protesi verso Cristo, con il solo desiderio di abbracciarlo, con la nostra vita ci affrettiamo verso di lui. La vita monastica ha questo senso di urgenza nel raggiungere e abbracciare il Signore, un desiderio vivo che ci libera da tanti fardelli. E ci accorgiamo subito che la nostra vita si insabbia e gira a vuoto quando siano presi da pensieri e preoccupazioni su noi stessi, sul nostro futuro, sul nostro ruolo, sul fare, ecc. e ci ritroviamo senza scopo e senza meta.
Certo non tutti la pensiamo allo stesso modo e scegliamo gli stessi percorsi e strumenti.
C’è chi vorrebbe una cosa e chi ne vorrebbe un’altra.
Paolo ha dato una linea, ma accetta che si possa pensare diversamente. L’importante è che si sia attenti alla rivelazione del Signore.
Molte volte quando si ha l’impressione che il pensiero degli altri, superiori o fratelli, non sia giusto o totalmente ben orientato, invece di agitarsi e inquietarsi, di entrare in polemica, ecc. bisogna chiedere al Signore di rivelare a tutti, noi compresi!, la giusta via, il giusto pensiero.
E si sa che unità non vuol dire uniformità.
E Paolo alla conclusione di tutto un discorso in cui ha indicato sia la retta fede che la retta condotta, invita tutti a continuare su una linea retta a non deviare verso dottrine che svuoterebbero il Vangelo che lui ha predicato.
Certo si possono avere delle idee particolari, ma la meta essendo una e il Cristo essendo uno e lo stesso, quello predicato dagli apostoli, la via retta che conduce a lui non può che essere una via di unità.