Logo Dominustecum

Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

fotogallery
Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi LI

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 05/08/2009

Filippesi 4,10

Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.

Il versetto 10 comincia ancora una volta con un sentimento di gioia, che, abbiamo visto, pervade tutta la lettera.
Questa gioia non è dovuta al fatto che tutto va bene, ma all’attenzione che Paolo ha ad ogni più piccolo gesto di amicizia.
Però nel contesto questo versetto non è solo gioia perché i filippesi vogliono bene a Paolo e lo dimostrano, ma anche e soprattutto perché i gesti generosi, l’attenzione, la delicatezza, l’aiuto che si dà agli altri, fa innanzitutto bene a chi li fa.
Paolo parla di “rifioritura… di sentimenti” (e questa parola vuole dire ben più che un affetto superficiale e passeggero, ma ciò che si vive in profondità, quindi la vera amicizia).
La parola ha una doppia portata: rifiorisce ciò che era sfiorito – e sembrerebbe quasi che i filippesi avessero perso un pò del loro affetto e del loro zelo ed ora, grazie ad un nuovo contatto con Paolo, si sono ripresi.
Però Paolo si affretta a dire: ve ne mancava l’occasione. Quindi rifiorisce ciò che era in attesa di poter fiorire come nel passato, come un fiore d'inverno
La relazione d’amicizia non è un puro pensiero, né qualcosa di immobile, marmoreo, messo su un piedistallo. Ha bisogno d’occasioni, perché il cuore dell’uomo è variabile e tende a raffreddarsi.
Nell’amicizia personale, come nella vita comunitaria si ha bisogno di momenti forti, un po’ straordinari, che rinvigoriscono la relazione, la riscaldano e la fanno ripartire. Come dare acqua a fiori che hanno sete e che cominciano a vedere le foglie accartocciarsi o sbiadire.
Così è fra due amici, così è per le coppie di sposi, così è nella nostra vita che non ha ritmi immobili, ma comporta insieme ad una certa monotonia, anche ritmi più o meno forti d’incontro, scambio, gioia fraterna. Ma così è anche per la vita di preghiera, che è vita di amicizia con Dio.
La liturgia quotidiana è una buona cosa, ma se non ci fossero le feste alla fine appassirebbe. E se si vivesse sempre una liturgia solenne, alla fine si sarebbe stanchi e annoiati.
Così è pure per la preghiera personale. Il silenzio nella vita comunitaria è perché la preghiera che segue la liturgia e l’ascolto della Parola nella lectio possano continuare, radicarsi, diventare nostro sangue e dinamismo della nostra vita. Ma se nei ritmi quotidiani o ebdomadari o di più lunga portata, non ci fossero momenti più forti di preghiera e di solitudine, l’amicizia con Dio appassirebbe.
Ve ne mancava l’occasione, dice Paolo. Il desiderio di Dio certo c’è e c’era anche prima, ma diventa un sentimento senza colori vivi, se non ci sono momenti forti.
Paolo dunque con la parola “rifiorire” e con la correzione che segue, descrive il cuore profondo dell’uomo, le sue esigenze, il dinamismo della sua vita.
La parola occasione in greco contiene la parola” καιρòς” che sappiamo è il tempo dell’”avvenimento”, il tempo favorevole, quello dell’intervento di Dio. Non è il tempo delle ore che scorrono. Quindi nell’occasione c’è un senso di dono di Dio e di chiamata, per cui occorre fare attenzione perché non è in nostro puro potere cogliere il movimento, ma è lo Spirito che dà vita e che ci conduce a coglierla quando ce la dà, e quindi a “rifiorire”.