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Tutti gli ospiti che giungono al monastero siano accolti come Cristo poiché un giorno il Nostro Signore ci dirà: Ero forestiero e mi avete ospitato. A tutti si renda il dovuto onore RB 53,1

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Dominus Tecum

Veglia di Natale 2012 - Letture patristiche

25/12/2012

 DAI  SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI GIOVANNI DI FORD (XXXV, 1-3)

Ci siamo proposti di riflettere e d'ammirare l'aspetto di Gesù, del quale nulla si può desiderare di più attraente e di più amabile. Egli si presenta a noi con uno splendore in cui si possono distinguere tre diversi aspetti. Innanzitutto in lui si trova la prestanza, poi la bellezza ed infine, la grazia.
Davide, all'inizio del suo canto nuziale, ammirando in modo particolare l'elemento della prestanza, dichiara: Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 44,3). È questo l'aspetto più sorprendente della sua magnifica persona; il figlio della Vergine ha assunto lo splendore di Dio, essendo il Figlio Unigenito del Padre e questo lo ha reso veramente glorioso. II mio Signore Gesù è veramente apparso in tutta la sua magnificenza, anche nell'aspetto fisico, a tutti quelli che hanno potuto vederlo ed ammirarlo, fosse anche una sola volta; dopo questo, potevano desiderare solo di poter contemplare ancora il suo grande splendore. Infatti, egli è più bello del sole, come si trova scritto, e supera ogni costellazione di astri (Sap 7,29); ad ammirarlo, l'intelligenza viene meno nel desiderio di lui, chiunque lo contempla si sente mancare. Al suo confronto, ogni bellezza diventa insignificante.
Non senza ragione, gli angeli desiderano fissare lo sguardo (1 Pt 1,2) su questa bellezza  e l'ammirano mentre procede verso di loro in una veste d'incomparabile splendore e dicono: Chi è questo re della gloria? (Sal 23,8) Costui, splendido nella sua veste? (Is 63,1) Ora, quest'esclamazione non ha cessato di risuonare nel cuore e sulle labbra degli angeli, da quando il re della gloria ha ricevuto dal Padre la veste di onore e la corona del regno, già nel seno della Vergine.
Da allora, gli astri del mattino hanno incominciato a lodarlo e tutti i figli di Dio ad esultare di gioia. Gli astri del mattino hanno contemplato, attoniti, il sorgere del sole eterno e, con fervore, hanno consacrato le loro vigilie all'attesa dei primi segni della sua venuta; essi l'hanno accolto al suo arrivo con il calore dovuto, si sono messi ad esaltarlo con canti angelici di lode e a adorarlo con profonda venerazione.
Dico che nei cieli, in quel giorno, non si è interrotta la proclamazione della gloria per il re nascente, né i cuori hanno cessato d'esultare, le bocche di lodare, gli occhi d'ammirare, né le anime di colmarsi d'insaziabile desiderio. Che dire poi, se anche aggiungiamo che il Padre della luce in persona ha fissato con compiacenza Gesù, rivestito di splendore? Da questo momento, riposando da ogni altra opera che prima aveva fatto, si è dedicato interamente a contemplare quest'ultima, compiacendosi in essa in modo singolare.
Per te Signore, è benedetto questo giorno che ti ha riempito di gioia per il lieto annuncio riguardante tuo Figlio, che è nato per te dalla stirpe di Davide secondo la carne (Rm 1, 3); Figlio bellissimo, egli è talmente simile a te, che chiunque lo vede, vedrà anche te.
A causa della grandezza di questo giorno, perisca pure il giorno della mia nascita e la notte del mio concepimento, poiché tuo Figlio è nato e per questo è venuto al mondo, per cancellare tutte le storture del genere umano con lo splendore della sua grazia e la grazia del suo splendore. Per questa ragione e grazie alla tua meravigliosa opera, o mio Signore, egli è nato per te; grazie al dono della tua misericordia, egli è nato per noi, in modo tale che, vedendo la sua splendente bellezza, noi siamo riconciliati con te e tu ci copra di benevolenza.

DALL’OMELIA DI UN ANONIMO DEL IX SECOLO

Vediamo, fratelli, il senso del brano evangelico della nascita del Signore nostro Gesù Cristo.
Il santo evangelista dice che Augusto ordinò di fare il censimento in tutto il mondo e che per questo Giuseppe, da Nazareth in Galilea, si recò a Betlemme in Giudea, città di David, per registrarsi. Ci fu per dodici anni, quando apparve nella carne il Figlio di Dio, tanta pace che tutti, secondo l’oracolo d’Isaia, mutavano le loro spade in aratri e le lance in falci. Il Figlio di Dio, autore della pace, nasce in tempo di pace, per insegnare ai suoi discepoli l’amore della pace. Infatti come Cesare Augusto mandò Quirino a riscuotere il censo, così Dio, vero Augusto, mandò i suoi predicatori nel mondo a riscuotere il censo della fede. Diamo allora, fratelli, il censo della fede e delle buone azioni. Non resti nessuno a casa, usciamo tutti dalla Galilea, cioè dalla volubilità del mondo, e andiamo nella Giudea della retta fede, per meritare di essere Betlemme, la casa del pane di colui che dice: Io sono il pane vivo venuto dal cielo.
L’Evangelo narra che la beata sempre vergine Maria, dato alla luce Cristo, lo avvolse in panni e lo adagiò nella mangiatoia. Giustamente nasce in una via, colui ch’era venuto a mostrarci la via. Volle essere posto in una piccola mangiatoia, colui ch’era venuto a preparar per noi l’ampiezza del regno dei cieli. Non in panni di seta e dorati, ma poveri, volle essere avvolto, colui ch’era venuto a restituirci la veste dell`immortalità. Permise di essere costretto in una culla, colui che si era affrettato a scioglierci mani e piedi, perché facessimo opere buone. Che dobbiamo dire, fratelli? Diciamo col salmista: Che cosa darò in cambio al Signore per tutto ciò che mi ha dato? Egli trovò un calice per retribuzione, noi diamo ciò che possiamo: elemosine, vigilie, lagrime, pace. Perdoniamo a chi ha peccato contro di noi, perché Dio perdoni i nostri peccati.
I pastori, che alla nascita del Figlio di Dio vegliano sul gregge e vedono gli angeli, sono i santi predicatori, che quanto più s’impegnano a custodire le anime, tanto più spesso meritano il sollievo del colloquio angelico. Ma all’apparizione dell’angelo i pastori si turbano, perché è proprio della natura umana temere alla vista degli angeli ed è proprio dei buoni angeli portar consolazione a quelli che temono. Perciò l’angelo dice subito ai pastori: Non temete; e aggiunge: Ecco, vi do una grande gioia, per voi e per tutto il popolo. Dice giusto: Per tutto il popolo, perché da tutto il popolo ci fu gente che si volse alla fede.
Mentre un solo angelo parlava ai pastori, subito una moltitudine di angeli si manifestò e disse: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. E questo c’insegna che quando anche un solo fratello parla, insegna o fa un’opera buona, una moltitudine di fedeli dovrebbe prorompere nella lode di Dio e muoversi all’imitazione del bene che vede.
All’apparire poi del Figlio di Dio nella carne si canta gloria a Dio e si augura pace sulla terra agli uomini di buona volontà. Siamo, dunque, anche noi, fratelli, uomini di buona volontà, perché possiamo vivere in pace.
Per essere liberati da codesta persecuzione e dalla dannazione eterna, in questo giorno della nascita del Figlio di Dio, corregga ciascuno ciò che trova da riprendere in se stesso: chi è stato adultero, s’impegni alla castità; chi avaro, prometta generosità; chi ubriacone, sobrietà; chi superbo, umiltà; chi denigratore, carità. Prometta e mantenga la promessa, secondo il verso del Salmo: Promettete e mantenete le promesse fatte al Signore vostro Dio. Promettiamo lealmente, ci darà lui la forza di mantenere. Sarebbe molto ingiusto, fratelli, che oggi qualcuno non desse niente al Signore. Facciamo doni ai re e agli amici, e non daremo nulla al Creatore che viene da noi? Ed egli chiede soprattutto noi stessi. Offriamogli, dunque, noi stessi, perché liberati, per sua misericordia, dalle pene eterne, possiamo godere per sempre nella felicità del regno celeste.