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A Dio, non a sé, attribuire il bene di cui ci si riconosce capaci. RB 4,42

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1 gennaio - Maria Madre di Dio - lettura per Vigilie

29/12/2013

Da "MARIA, DONNA DEI NOSTRI GIORNI" di DON TONINO BELLO

“E lo depose nella mangiatoia” L'evangelista allude: non c'è dubbio. Lui, il pittore, vuole ritrarre Maria nell'atteggiamento di chi riempie il cestino vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette il pasto per gli animali, non è difficile leggere in quella collocazione l'intendimento di presentare Gesù, fin dal suo primo apparire, come cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo. Sotto, quindi, la paglia per le bestie. Sopra la paglia, il grano macinato e cotto per gli uomini. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce come in candida tovaglia, il pane vivo disceso dal cielo. Maria aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si era vista condotta dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo paese, lì a Betlem: che vuol dire, appunto, “casa del pane”. Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa; quasi per anticipare, con quel gesto profetico, l'invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Maria, portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale. Deformeremmo la sua figura se la sottraessimo alla preoccupazione umana di chi si affatica per non lasciare vuota la mensa di casa sua. Sì, ella sicuramente, come tutte le donne del popolo, ha tribolato per il pane materiale. E qualche volta, quando non riusciva a procurarselo, forse avrà pianto in segreto. Come tante Marie dei nostri giorni, povere donne, che abitano in ripari di fortuna ricavati dai porticati dei quartieri degradati delle nostre città, con una nidiata di figli e col marito disoccupato, e, per insolvenza, non  fanno loro più credito neppure al negozio di generi alimentari... Gesù deve aver letto negli occhi di sua madre il tormento del pane quando manca, e l'estasi del suo aroma quando, caldo di cenere, si sbriciola sulla tovaglia in un arcipelago di croste. Per questo c'è nel vangelo tanto tripudio di pane, che dividendosi si moltiplica, e, passando di mano in mano, sazia la fame dei poveri adagiati sull'erba, e trabocca nella rimanenza di dodici sporte. Per questo, al centro della preghiera da rivolgere al Padre, Gesù ha inserito la richiesta del pane quotidiano. E ha lasciato a noi la formula per implorare dalla Madre la grazia di una sua giusta distribuzione, in modo che nessuno dei figli rimanga a digiuno… Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei giorni dell’abbondanza con gratitudine, e nelle lunghe sere delle ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza schiuma di pentole, Gesù può aver appreso quella frase del Deuteronomio, con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel deserto: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”? Ripeticela, quella frase, perché la dimentichiamo facilmente. Facci capire che il pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca la pace dell’anima, anche i cibi più raffinati sono privi di sapori. Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso dal cielo. Perchè solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno.