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I monaci si prevengano nello stimarsi a vicenda. RB 72,4

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Dominus Tecum

Lettera di S.Paolo ai Filippesi VIII

Omelie al Capitolo della comunità per la Quaresima - 12/03/2009

Filippesi 1, 15-18

"Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo; quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene."

Paolo interrompe un momento il suo discorso per fermarsi sulle sue “catene”. Non sono solo quelle dell'imperatore che perseguita chi predica il Vangelo, ci sono anche quelle di chi si è lasciato prendere da sentimenti non puri: invidia, gelosia, rivalità, vanità e tutte quelle cose troppo umane che rovinano anche la migliore comunità. L'uomo deve sempre convertirsi e fare il giro dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri per vedere se dei serpenti non si sono infiltrati per rovinare lo zelo buono. A volte basta lasciar vivere un piccolo seme per ritrovarsi invasi da un bosco di baobab. E tutto parte dallo sguardo sull'altro. Qui non si tratta di dottrine eretiche, di ritorno alla circoncisione e alla legge ecc,come nella lettera ai galati, Là Paolo si infuoca e stigmatizza, qui invece mantiene un tono distaccato e sereno.
“Alcuni è vero predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa”.Paolo li guarda con distacco come se non lo riguardasse anche se riconosce che “pensano d'aggiungere dolore alle mie catene”.
É notevole come Paolo sa distinguere la gloria di Dio e la salvezza degli uomini data dalla Verità del Vangelo, dalla propria gloria e salvezza.
Giovanni Crisostomo arriva a supporre che questi invidiosi predicano in modo da far scatenare l'ira dell'imperatore contro Paolo, esagerando certe affermazioni. Ma questo non è importante.
Per Paolo l'animosità contro di lui non ha importanza “perché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità il Cristo sia annunciato, e lui se ne rallegra e continuerà a farlo anche se le insinuazioni dei maligni e degli ipocriti aumentano le sue sofferenze.
Certo non tutti sono nemici e Paolo non cade in complesso di persecuzione. Riconosce che molti predicano con buona volontà e con purezza di cuore. Questi riconoscono che Paolo è stato posto nella Chiesa per la difesa del Vangelo. Il Vangelo è l'annuncio concreto della salvezza di Cristo, del compimento della Scrittura. Gli invidiosi non attaccano il Vangelo come i giudaizzanti o i pagani, ma mettono un sospetto sulla persona di Paolo e forse deformano le sue parole. Gli altri invece non esitano a manifestare la loro dipendenza del vangelo di Paolo.
Questo passo ci fa comprendere che possiamo fare cose giuste e buone, seguire con fedeltà la vita monastica e parlare bene delle cose di Dio, ma non con cuore giusto e sincero.
A volte quello che facciamo o diciamo è più volto a condannare che a cercare il bene, pur essendo cose in sé corrette e sante. Per l'esempio o la dottrina che si dà tutto sembra buono, ma se non si è nella verità l'unico che ci perde è colui che non è sincero, è un male che si ritorce più contro chi lo fa che contro colui che si vuole ferire o condannare.
L'innamorato di Cristo se ne importa poco delle ferite che può ricevere e si rallegra del fatto che il Signore sia predicato, ed è consolato anche da tanti che sono sinceri e corretti verso di lui.