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A Dio, non a sé, attribuire il bene di cui ci si riconosce capaci. RB 4,42

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Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

L'apicultura

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“Favo di miele sono le parole gentili,
dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo”
(Pr 16,24)

L'attività apistica a Pra 'd Mill iniziò poco dopo l'arrivo dei primi monaci, nel 1995. Uno sciame naturale era venuto ad installarsi nel porticato del “palazzotto”, che allora era la nostra residenza, in attesa della costruzione degli attuali edifici. Un amico ci aiutò ad inserire lo sciame all'interno di un'arnia, che divenne così la prima di una numerosa schiera di famiglie.
Di primavera in primavera, infatti - stagione in cui naturalmente le famiglie si moltiplicano mediante la sciamatura di una parte delle api dell'alveare, accompagnate dalla vecchia regina che cede il “trono” alla sua discendente - aumentavano le variopinte casette da accostare alla primogenita, per raggiungere così l'attuale numero della trentina.
Oggi l'apiario è collocato sul prato sovrastante il monastero, una posizione ben esposta al sole e che consente alle bottinatrici di spaziare in ogni direzione alla ricerca di tutto ciò che boschi e prati offrono loro di appetibile e necessario. Infatti, oltre al nettare e al polline, le api possono trovarvi la propoli, raccolta dalle gemme e dalla corteccia di alcuni alberi e da loro utilizzata per fissare, chiudere e sterilizzare la propria casa; essa, d'altra parte, ritorna utile anche a noi per le sue proprietà antimicrobiche. La sorgente e i ruscelli dei dintorni consentono inoltre alla famiglia di approvvigionarsi dell'acqua, indispensabile per dissetarsi e per mantenere costante la temperatura all'interno dell'arnia durante d'estate.

Il ciclo annuale dell'arnia

Già nelle prime settimane dell'anno, non appena si attenua la morsa di gelo che obbliga la famiglia ad ammassarsi per formare un glomere compatto per riscaldarsi, le nostre bottinatrici escono per raccogliere il polline del nocciolo e del salicone, ricco nutrimento da integrare al miele stoccato l'anno precedente per la crescita delle nuove larve.
A primavera la deposizione di uova da parte della regina si intensifica e così anche il numero delle componenti della famiglia cresce: l'abilità dell'apicultore in questa stagione sta nell'evitare la sciamatura perché l'impoverimento di operaie nell'arnia comprometterebbe il raccolto estivo. Dobbiamo quindi impedire lo sviluppo delle celle reali dalle quali nascerebbero nuove regine, obbligando la regina madre a lasciare l'arnia. Tali celle, identificabili per la loro dimensione, sono il risultato della crescita di una comune larva con un nutrimento particolare: la pappa reale.
Quando poi le fioriture si intensificano e la famiglia è nel suo pieno vigore, al di sopra del nido collochiamo uno o più melari, composti da favi vuoti all'interno dei quali le api andranno a depositare il miele appena raccolto, mentre la regina continuerà a deporre le uova nella parte sottostante.
Al termine delle fioriture la famiglia inizia a prepararsi ad affrontare il prossimo inverno, ridimensionando il numero dei suoi componenti, completando le scorte nel nido e ritirandosi sui favi centrali dove è minore la dispersione termica. Nel caso in cui le scorte risultassero insufficienti, penseremo noi a integrarle collocando alla sommità dell'arnia dello sciroppo o del candito che le api provvederanno a stoccare all'interno.

Vita dell'ape

L'uovo che la regina depone si schiude dopo 3 giorni e la larva, nutrita e visitata 1000-2000 volte dalle allevatrici nei successivi 7 giorni, raggiunge la dimensione della cella che la contiene e che viene chiusa con una placca porosa (opercolo). Filato il bozzolo di seta si trasforma nei giorni successivi in pupa e di lì inizia la metamorfosi. 12 giorni dopo l'opercolatura, e a tre settimane dalla deposizione dell'uovo la giovane ape rosicchia l'opercolo ed esce dalla cella.
Ora è pronta ad entrare in servizio... I primi 3 giorni di vita, infatti, li dedica alla pulizia delle celle; gli 8 successivi alla nutrizione delle larve; segue la fase di immagazzinamento degli alimenti, della ventilazione dell'arnia per evitare surriscaldamenti, della pulizia e della difesa, finché, arrivata al 21° giorno di vita, inizia a dedicarsi alla bottinatura viaggiando di fiore in fiore.
La durata della sua vita varia a seconda del periodo dell'anno in cui è nata: d'estate può limitarsi ad appena 30-60 giorni mentre nella stagione invernale può prolungarsi fino a sei mesi.

Il nostro miele

Essendo il monastero situato a quasi 900 mt di altitudine, il miele assume le caratteristiche di un prodotto di montagna, caratterizzato dall'abbondante presenza di castagni, ma addolcito e impreziosito dalla grande varietà di alberi (ciliegi, tigli, acacie, sambuchi, …), di arbusti (biancospino, bosso, piracanta, lavanda, rovo, …) e fiori di prato nei quali le allegre operaie si tuffano ritornando a casa con la sacca melaria piena di nettare o con due sportine della spesa piene di polline che servirà a nutrire le larve nel nido.
Al termine delle fioriture, i melari che erano stati posti sopra i nidi in primavera, vengono trasportati nel locale della smielatura, dove i favi sono disapercolati e centrifugati per estrarne il dolce contenuto dorato. Trascorso un altro mese per permettere la separazione degli ultimi frammenti di cera (fase di maturazione), il miele è pronto per essere invasettato e assaporato nelle nostre tavole.