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Che cosa vi è di più dolce per noi, fratelli carissimi, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, il Signore, nella sua bontà, ci mostra il cammino della vita. RB, Prol 19-20

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Monastero
Cistercense
Dominus Tecum

Gli spazi

"L’intera nostra vita ruota attorno a Dio. Il nostro tempo, la nostra occupazione è lui. La resistenza del nostro corpo e le primizie della nostra mente sono offerte a lui. L’ufficiatura, la meditazione, la preghiera, costituiscono il senso della lotta e il polo attorno a cui ci muoviamo. La divina liturgia rappresenta il cuore del nostro organismo e mette insieme la nostra vita personale e la nostra comunità di fratelli. Dal punto di vista architettonico il monastero è costruito in modo tale da essere al servizio della divina liturgia. È – potremmo dire – una divina liturgia cantata con l’architettura. Attorno alla chiesa, come cherubini e serafini, si spiegano arcate, celle, refettorio, biblioteca: lo spazio in cui si celebra la divina liturgia ventiquattro ore su ventiquattro. Ogni cosa è al suo posto, liturgicamente gerarchizzata. Per questo, seguendo il programma di vita del monastero, camminando tra i suoi corridoi, ti accorgi di ruotare in continuazione attorno alla “sola cosa di cui c’è bisogno” (Lc 10,42). Con i tuoi pensieri e la tua fatica, il tuo dolore e la tua gioia, con il tuo corpo e la tua anima ti muovi all’interno della divina liturgia della vita del monastero, che viene offerta per l’ecumene." (da Basilio di Iviron, La bellezza salverà il mondo, Magnano, 2011)

Il monastero Dominus Tecum sorge nella conca di Pra 'd Mill, costituita dalla distesa di prati che si apre sul limitare dei boschi di castagno, sul lato meridionale del pendio montagnoso della valle dell’Infernotto, che prende il nome dal torrente che vi scorre. La montagna sale, al di sopra delle case e dei prati, con erte improvvise che si alternano a salti rocciosi e massi affioranti, verso i pascoli alti. Su questi pendii, sopra Pra 'd Mill, in ogni piccola distesa di prato compare una casa, o degli aggregati di case, a testimonianza di una diffusa presenza agricola e pastorizia. Molte ora sono abbandonate o diroccate.
Dal 1995 alcuni monaci vivono in quella che era una piccola borgata di pastori.

A Pra 'd Mill si trovano due nuclei abitativi:
• in basso i fabbricati settecenteschi, verso il torrente, che costituivano una piccola residenza nobiliare di montagna: un palazzotto munito di torri di difesa, una cappella poco distante e una baita.
• In alto il complesso monastico, sorto su un antico aggregato rurale che si sviluppava a cavallo di una antica strada poderale che lo attraversava e lo scavalcava per raggiungere altre case costruite lungo il pendio.

Il monastero si è radicato e integrato profondamente nel luogo scelto per la sua fondazione. La comunità monastica infatti ha desiderato costruire con la comunità locale, attraverso un cammino parallelo e comune, questa nuova realtà. I monaci hanno voluto che con loro lavorassero maestranze del posto, seguendo le tecniche costruttive locali e utilizzando il più possibile materiali già presenti in sito, come la pietra, o reperibili localmente, come le lose e il legno.

 

I fabbricati settecenteschi

Il Palazzotto, costruito all’inizio del Settecento da un avo degli Isola (generale dell’esercito di Maria Teresa d’Austria) che aveva scelto di edificare una nuova residenza sulla montagna, insieme alla cappella e alla baita costituisce un piccolo nucleo di abitazioni. La cappella è situata su un prato più alto, dove affacciano anche la baita e il piccolo palazzo al quale si accede anche dai piani inferiori aperti su piccole corti, racchiuse e protette da mura di pietra.

Il Palazzotto

Il palazzotto deriva in parte la sua forma dalla tipologia della casa forte e dallo schema della residenza di campagna. È di pianta quasi quadrata e distribuita su quattro piani. Due di questi sono addossati alla montagna, come le case contadine e come in queste il lato verso nord è privo di finestre. L’architettura sa abbinare alla semplicità costruttiva dei vani interni affacci finestrati altrettanto funzionali, su cui sovrastano gli sporti circolari delle torrette difensive, ancora munite di feritoie. Ingentiliscono la durezza delle fronti in pietra le fasce intonacate che decorano le finestre.
Inizialmente utilizzato dai monaci, ora il palazzotto, insieme alla piccola baita che sorge accanto, è destinato all’accoglienza di singoli o di gruppi autogestiti.

La Cappella

La cappella settecentesca, di ascendenza barocca, ma realizzata con totale semplicità, è costituita da un piccolo vano rettangolare non absidato, decorato sugli spigoli da lesene, con timpano sulla fronte principale. All’esterno le pareti in pietra, rese bianche da uno scialbo, ancora segnate dai fori pontai, sono inquadrate dalle lesene che, in alto, confluiscono in una fascia, sormontata da una cornice appena modanata su cui si imposta il tetto. Una porta costituisce l’unico accesso alla cappella, illuminata da due finestre rettangolari che danno luce al vano e all’antica tela dell’Annunciazione fatta dipingere anticamente dagli Isola, ora restaurata. Due volte a crociera sorrette da archi trasversi scandiscono lo spazio interno, orientato verso la parete di fondo decorata dalla cornice in stucco che riquadra la tela. Quando i monaci arrivarono a Pra 'd Mill, questo fu il primo, ineludibile, intervento di restauro. La cappella, da allora, divenne il simbolo del monastero.

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Il complesso monastico

Dopo lunghe riflessioni, il progetto del monastero è maturato dal confronto dei modelli antichi cistercensi con le esigenze attuali, con le meditate sperimentazioni fatte dai monaci sul posto e con la singolare morfologia del sito. Si scelse pertanto di collocare il complesso monastico nella posizione più alta della conca, sul sito dell’agglomerato più antico seguendo e adeguandosi ai tracciati dell’antico insediamento rurale.
Il monastero risulta diviso in tre zone distinte:

I vari ambienti della clausura, della foresteria e della chiesa, distribuiti su tre piani sfalsati, sono collegati tra di loro da percorsi porticati orizzontali. I percorsi porticati orizzontali principali seguono il percorso antico delle strade della borgata e percorrono il crinale seguendone le lievi pendenze. Per questo i portici non sono sempre piani, ma, con piccole rampe di raccordo, si adeguano al terreno. Il portico diventa così elemento unificante tra gli edifici della vecchia borgata e quelli costruiti ex novo, che qui sono prevalenti. Essendo in montagna la scelta è stata quella di costruire portici che siano riparati dalle intemperie: tettoie basse, dotate di uno sporto notevole della falda, capaci di proteggere i monaci e gli ospiti nei lunghi periodi invernali.
Il dilatato incremento di queste tettoie ha costituito il filo di riferimento che sta alla base della progettazione della chiesa. In questo caso si è potuto sfruttare il salto di quota esistente nel pendio montagnoso e adeguarsi al dislivello del terreno: il tetto inclinato uniformemente si raccorda ai tracciati delle coperture adiacenti, parallelo, nella pendenza, al profilo della montagna.

 

LA CLAUSURA

 La clausura è disposta su tre livelli.

  1. Il più basso è dato dal piano delle celle inferiori del chiostro della preghiera,
  2. il livello intermedio è costituito dal piano superiore del chiostro e dalla manica delle celle, e dalla sala del Capitolo
  3. il terzo livello coincide con il chiostro di servizio su cui si affacciano la grande baita (refettorio, cucina e biblioteca) ed i locali di servizio (lavanderia e centrale termica).

Il chiostro della preghiera e le maniche delle celle

Il chiostro è nel progetto uno degli spazi centrali della clausura. Luogo di preghiera e di pace, è rivolto verso l’interno, verso la chiesa, le celle e il giardino, ma anche verso l’esterno, verso la montagna e il fondo della valle.
È un chiostro singolare, un chiostro di montagna, che si adegua alle pendenze del terreno: pertanto è stato realizzato a due livelli, per raccordare i percorsi al terreno e ai fabbricati. Per questo il suo pavimento si divide in due tracciati paralleli: uno, in piano, percorre il chiostro a livello superiore, un secondo, costituito da rampe, collega il piano superiore a quello inferiore.
Il chiostro è a pianta rettangolare, accostato a nord e a est ai fabbricati della chiesa e alla manica delle celle. A sud e a ovest il porticato, libero sui due lati nella parte superiore, guarda verso la valle dell’Infernotto e verso la montagna. Questo paesaggio, tutto all’intorno, è immerso in un silenzio quasi totale, percorso solo dal rumore continuo del torrente. Le celle sono distribuite sui tre lati del chiostro. La maggior parte delle celle sono collocate nella manica inferiore del chiostro, al piano della chiesa, poche stanno al piano intermedio, dove sono inseriti i blocchi dei servizi, mentre le rimanenti si trovano al piano del refettorio e della cucina.

La sala capitolare

In costruzione

Il chiostro di servizio: il refettorio, la cucina, la biblioteca e i locali di servizio

E’ un piccolo chiostro esposto al sole di mezzogiorno, interrotto a oriente da una cancellata che costituisce l’ingresso di servizio e carraio del monastero.
Sul chiostro prospettano i locali che hanno attinenza con la gestione del monastero e che hanno relazioni con l’esterno, cioè la cucina, la dispensa, i laboratori, i locali impiantistici.
Il chiostro è stato ricavato in una preesistente corte che i margari di Pra 'd Mill avevano ricavato davanti alla grande baita scavando nella montagna e attivando una sorgente.
In quella che era una grande baita, è stata ricavata la cucina, il refettorio e i servizi. Sul retro dell’edificio, dietro la cucina, sono stati inseriti i locali della dispensa.
Il refettorio dei monaci, ricavato nella vecchia stalla, consiste ora in un locale rettangolare arredato con lunghi tavoli disposti sul perimetro della stanza.
La cucina del monastero è collocata in posizione contigua al refettorio. In essa i monaci, a turno, preparano i pasti per la comunità e gli ospiti.
Al piano superiore dell’edificio, insieme a stanze di studio e di lavoro singole è stata realizzata la biblioteca, che occupa i locali soprastanti il refettorio e che si sviluppa ancora nel soppalco ricavato nel sottotetto. La biblioteca, con il soppalco annesso, è la stanza più alta del monastero. La sua posizione sul retro della manica delle celle, sul margine del bosco, non consente una visuale ampia sulla valle ma dalle finestre che si susseguono in serie si aprono scorci - mai uguali - sul limitare dei prati e sui boschi incombenti di castagno. Anche qui permane un silenzio quasi totale, che ha come sfondo solo il rumore del torrente e del bosco. La biblioteca è arredata con tavoli e le librerie, spartane, sono collocate sotto il piano del soppalco.
Tutti i lavori di ordinaria amministrazione della comunità si svolgono in questi locali al piano terreno e in alcune stanze del piano superiore.
A questo edificio, preesistente all’interno del “chiostro del lavoro”, contro le murature di sostegno incassate nella montagna, sono stati aggiunti, i locali della lavanderia, del guardaroba e la centrale termica.
I locali della lavanderia e del guardaroba sono semplici e forniti di soppalco inserito nella pendenza del tetto. La centrale termica è posizionata sul limitare del chiostro, verso il cancello di ingresso.

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LA FORESTERIA

Il refettorio, i parlatori e le celle

La foresteria costituisce il luogo dell’accoglienza degli ospiti: è una ospitalità aperta, rivolta a chi si ferma al monastero per poche ore oppure agli ospiti che condividono con i monaci tempi più lunghi di vita monastica.
L’edificio principale della foresteria è distribuito su due piani serviti da portici continui.  Al primo piano si trovano in sequenza le stanze degli ospiti, tutte accessibili dal porticato. Le stanze da uno - due letti, dotate di piccoli soppalchi, in modo da poter ospitare, a seconda delle esigenze, da una a tre persone per camera. Ogni camera, oltre ai letti, è dotata di un minuscolo servizio, di una scrivania e di un armadio.
Al piano inferiore, dove per diversi anni venne ospitata la chiesa, è collocato il refettorio degli ospiti servito da una piccola cucina per riscaldare i cibi, che provengono dalla cucina centrale del monastero, e da un lavatoio. Al refettorio si accede tramite una sala di accoglienza, dotata di una piccola biblioteca ed arredata sobriamente davanti al camino, mentre sempre dal portico si accede alla nuova sala conferenza, e ai parlatori, per incontri con singoli o di gruppo. I parlatori hanno una funzione rilevante all’interno della foresteria perché sono il luogo dove la comunità monastica si relaziona con l’esterno, con i visitatori e gli ospiti, in spirito di accoglienza e condivisione.

Portineria e negozio

In costruzione

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LA CHIESA

La chiesa, con l’altare quadrato posto al centro del presbiterio, è anche il luogo centrale del monastero. L’altare rappresenta il polo compositivo di tutto l’impianto e la lanterna che lo sovrasta con la grande croce infissa ne costituisce il punto di riferimento visivo dall’esterno. All’interno la chiesa monastica evidenzia gli spazi funzionali che la compongono: il presbiterio con l’altare, lo spazio dei monaci e quello dei fedeli. Il piano del presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto a quello della chiesa e ospita in posizione centrale l’altare, su un lato la sede del celebrante, in posizione preminente, ma laterale, l’ambone e, sulla parete di fondo, la croce. Altare e ambone sono di pietra, lastre che appoggiano su semplici blocchi di lose sovrapposte. La grande croce spoglia è fatta di travi appena intagliate. Lo spazio del presbiterio è evidenziato dal lucernario vetrato che lo illumina dall’alto e che porta il castello delle campane.
Il coro dei monaci è composto da semplici sedie, disposte davanti al presbiterio, in posizione simmetrica rispetto all’asse longitudinale della chiesa. Qui la chiesa si amplia per dare spazio ai monaci e si dilata, verso oriente, per contenere la cappella dell’adorazione.
Lo spazio più grande della chiesa è però quello dell’assemblea dei fedeli, dove la navata, disposta su tre campate, si amplia ulteriormente ed è collegata ai vani che fungono da ingresso. Anche in questo caso, come in altre chiese monastiche, si è voluto privilegiare l’ingresso laterale, meno disturbante per le funzioni, prevedendo però anche un ingresso disposto sull’asse della navata, ma collocato ad un piano più basso rispetto a quello della chiesa.
Tutto l’impianto architettonico della chiesa converge verso l’altare e il presbiterio, verso cui confluiscono le pareti in pietra, i pilastri e la copertura lignea, che si alza in modo graduale dal fondo. La grande orditura della copertura, sorretta da pilastri e da muri, mantenuta uniformemente inclinata, funge quasi da cassa armonica e consente la diffusione del canto senza l’ausilio di strumenti musicali.
Una doppia rampa di scale, poste lateralmente alla sacrestia e all’atrio, una sul limitare della foresteria e l’altra all’interno della clausura, raccordano i tre piani del monastero e consentono totale indipendenza nei percorsi dei monaci e degli ospiti.

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Il territorio del monastero

Il lento ma progressivo radicamento del monastero nella valle, l’apertura della chiesa, la manutenzione delle strade, la presenza non interrotta di visitatori e di ospiti si riverbera lentamente anche nell’area circostante. Si è andato attutendo, nella valle, il senso di abbandono e si manifestano segni di ritorno. La manutenzione delle strade di accesso, soprattutto nel periodo invernale e la frequentazione del luogo ha indotto alcuni a ritornare nelle baite abbandonate, altri a scoprire questa montagna, usandola anche solo come luogo di vacanza. Si è aperto poco sopra il monastero, su un versante che guarda verso valle, un agriturismo. Nei boschi e nelle radure con i cercatori di funghi si incontrano nuovi boscaioli e contadini che ritornano, nel periodo estivo, dalla città in questi luoghi. In qualche casa, come nella clausura del monastero, compaiono ora panni stesi e scarpe posate sui davanzali a scaldare al sole.

 

Per approfondire
- M. Momo, Il progetto del monastero "Dominus Tecum", in Aión, Rivista internazionale di Architettura 2/2003, Firenze 2003, pp. 66-73
- M. Momo, Il monastero di Pra d’ Mill, in Turismo nelle Alpi. Temi per un progetto sostenibile nei luoghi dell’abbandono, Torino 2006, pp. 61-7 
- M. Momo, Sulle pendici del Monviso: il rifugio Vallanta e il monastero di Pra’d Mill, il “rifugio dello spirito”, in Fondazione Courmayeur, Architettura moderna Alpina: i rifugi, Atti del Convegno Aosta 22 ottobre 2005, Quart 2006, pp. 45-58